“Bisogna agire con rapidità e serietà nell’applicazione del Piano proposto dal Commissario Silletti ma, allo stesso tempo, bisogna intervenire sul blocco dell’esportazioni delle barbatelle perché le evidenze scientifiche, come i test di patogenicità, hanno dimostrato definitivamente che il ceppo del batterio non attacca la vite. Quindi, confidiamo in una risposta positiva dell’Efsa propedeutica allo sblocco di una misura drastica e ingiustificata che sta generando solo danni su danni. Rivolgiamo ancora un appello al ministro Martina affinché si attivi in Europa per risolvere rapidamente una situazione che si trascina ormai da troppo tempo”. Così il presidente nazionale della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, Dino Scanavino, nel suo intervento al Congresso nazionale del M.I.V.A. (Moltiplicatori Italiani Viticoli Associati), l’associazione che rappresenta il vivaismo viticolo nazionale e raggruppa vivaisti di tutte le regioni del Paese.
“La situazione relativa al blocco della commercializzazione - ha aggiunto Scanavino - delle piante di vite in Puglia a causa della Xylella fastidiosa è divenuta preoccupante. Le perdite per i nostri produttori sono già state ingenti e rischiano di aggravarsi anche perché il contesto potrebbe peggiorare e allargarsi, per via di inutili allarmismi, ad altre produzioni del comparto vivaistico con danni commerciali e d’immagine per il sistema Italia. In seguito alla diffusione della malattia e alle misure conseguenti adottate - ricorda il presidente della Cia - si sono realizzate ricerche e indagini scientifiche approfondite sull’impatto del batterio sulle piante di vite e i risultati hanno dato sempre esito negativo. Non solo finora non sono mai stati riscontrati sintomi o infezioni del batterio. Alla luce di questo, la scelta da parte del Comitato fitosanitario permanente di non eliminare la vite dall’elenco delle “specie ospiti” sottoposte a regolamentazione non trova, a nostro avviso, alcuna giustificazione. È veramente urgente ora - ha concluso Dino Scanavino - un atto formale dell’Italia nei confronti degli altri Stati membri e della stessa Commissione Ue. Di fronte alle evidenze scientifiche la mancata eliminazione della vite dall’elenco delle “piante ospiti” rischia di acuire la crisi non di un intero comparto produttivo ma anche di ledere la stessa credibilità del sistema di difesa fitosanitario europeo e la certezza del diritto”.
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