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“Rispetto a 30 anni fa i giovani chiedono di sapere di più, e la loro domanda di informazione ed educazione alimentare aumenterà ancora: la società civile deve rispondere a questa loro esigenza”. Così a WineNews il fondatore Slow Food Carlin Petrini

Non Solo Vino
Carlo Petrini, fondatore Slow Food

“Se penso a 30 anni fa, dal punto di vista della società civile, c’era meno domanda di sapere le cose, perché i saperi gastronomici erano nel cuore della gente e si trasmettevano da padre in figlio, da madre in figlia. Oggi questo cordone ombelicale si è interrotto, e la domanda di informazione è molto più determinata. Quindi è gioco forza che nella società civile si formino realtà di informazione ed educazione: pensiamo al grande successo che hanno i corsi di cucina e degustazione, e le opportunità di conoscere i diversi prodotti che la terra e l’artigianato alimentare producono. L’aumento di questa domanda è segno dei tempi, e aumenterà ancora, perché i giovani chiedono di sapere di più e bisogna che la società civile si attrezzi a rispondere a questa loro esigenza”. A dirlo, a WineNews, è Carlin Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food, ripercorrendo una vita spesa per il cibo “buono, pulito e giusto”, a 30 anni dalla nascita della Chiocciola, sempre proiettata al futuro, e a quello di chi verrà dopo di noi. “Io spero - dice Petrini - che la nuova generazione che oggi lavora in Slow Food e che è nata dopo la sua nascita, possa trovare l’opportunità dentro questo movimento di divertirsi e realizzare le proprie idee. La mia esperienza è stata di impegno, ma anche di grande soddisfazione, di opportunità per aver conosciuto persone bellissime, ed aver passato tempi veramente felici. Il mio auspicio è che questi giovani, che oggi portano avanti le nostre istanze, possano realizzare questo impegno civile, in armonia con la natura e anche la politica. Interessarsi di queste cose è una componente importante per la nostra felicità”.
Non una, ma due sono le cose più belle che ha fatto, e quelle che rifarebbe, Carlo Petrini: “la rete di Terra Madre e la piccola Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, due iniziative che funzionano e vivono in buona salute”. E che sono unite da un forte legame, “l’approccio all’educazione: mai come in questo momento abbiamo bisogno di avere gli occhi aperti alla conoscenza, o rischiamo di essere tagliati fuori. Terra Madre educa noi a capire che il mondo è molto diverso, l’Università spero sia utile alle nuove generazioni per capire l’importanza delle scienze gastronomiche, perché trattano la realtà del cibo da tutti i punti di vista, produttivo, economico, della salute degli ecosistemi, della giustizia sociale, con un approccio che trova nella gioventù di oggi molta più attenzione di quella dei miei tempi”.
Dalle origini a Bra nel 1986 come Arcigola - “quanto affetto per Montalcino, e quanti ricordi: la mia avventura è nata lì” - all’internazionalizzazione già nel 1989 come antidoto alla “Follia universale della “fast life””, dalla nascita di Slow Food Editore (che oggi, oltre alla storica guida alle “Osterie d’Italia” pubblica anche “Slow Wine”, accanto alla riedizione con Giunti di “Buono, pulito e giusto”, il volume-manifesto che 10 anni fa ha reinventato la gastronomia del XXI secolo, aggiornato da Petrini) a quella dei Laboratori del Gusto, dall’Arca del Gusto ai Mercati della Terra, dai Presìdi alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, la strada tracciata da Slow Food, la più grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, va oltre la sua storia. Terra Madre è anche nei libri di scuola, e questo la dice lunga sulla portata della più grande rete mondiale delle comunità del cibo, fatta di molti giovani contadini, ma già leader del futuro: “è una presenza di comunità - spiega Petrini - oltre 5.000 nel mondo, molte indigene e radicate nei singoli territori, che raggiunge 160 Paesi, e descrive, mettendola in evidenza, la grande e straordinaria biodiversità del pianeta dal punto di vista delle culture e delle colture, fondamentale per la nostra vita”.
Ma tanto c’è ancora da fare, a partire dall’educazione alimentare: averla introdotta, 30 anni fa, è la grande portata rivoluzionaria di Slow Food, dagli “Orti in Condotta” all’Università di Pollenzo, dall’orto della Casa Bianca ai “10.000 orti in Africa”.
Lo Slow Food Day, il 16 aprile, ha segnato l’inizio dei festeggiamenti per il compleanno della Chiocciola, unendo piccoli Paesi e grandi città di tutta Italia, con una riflessione attorno al tema “Voler bene alla terra”. Tra queste c’era anche Torino, che da sempre ospita l’evento più importante di Slow Food, che torna quest’anno con il nome “Terra Madre Salone del Gusto” (22-26 settembre;
www.slowfood.com), e dicendo addio alla storica location del Lingotto, per abbracciare l’intera città: “dopo 20 anni in cui il Salone del Gusto si è sviluppato all’interno di una sede fieristica, assumere questa dimensione nei confronti della città, da un lato, è andare verso i cittadini di Torino, liberandoli da un biglietto di ingresso, dall’altro, la cosa più interessante è aprirsi anche alle persone meno fortunate, con iniziative nelle carceri, nelle scuole, negli ospedali. Per far capire che il mondo del cibo è un mondo molto, molto, democratico, ed andare verso la popolazione è meglio che avere una concezione strettamente fieristica”.
Ha scritto ilm gironalista e scrittore Michele Serra ne “L’amaca” di “La Repubblica” su Petrini e Slow Food, per i festeggiamenti per i 30 anni: “è uno dei pochissimi casi nei quali la sinistra ha vinto. Anche per questo leviamo il calice”. E noi con lui.

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