Cambia il mondo, alle prese con dinamiche epocali, ma cambiano anche gli stili di vita e, di conseguenza, cambia anche il panorama dei consumi e del commercio enoico. Un parallelismo quasi scontato, indagato bene però da Wine Intelligence, attraverso una serie di approfondimenti sui singoli mercati riuniti nel report “Driving Future Value in Wine”, che si può riassumere in tre tendenze demografiche fondamentali: invecchiamento della popolazione, uguaglianza di genere e riduzione degli spazi.
Partendo dalla prima, l’invecchiamento della popolazione, le Nazioni Unite hanno pronosticato che la popolazione mondiale crescerà del 12%, fino ad arrivare a 8,5 miliardi di persone, da qui al 2030. Una crescita trainata principalmente da Paesi come India, Nigeria, Pakistan, Congo ed Etiopia. Eppure, il tasso di natalità è sempre più basso, mentre l’aspettativa di vita è sempre più alta ovunque, il che vuol dire consumatori sempre più anziani. Secondo Wine Intelligence, infatti, la metà della crescita dei consumi nelle zone urbane nei prossimi 15 anni è legata agli over 60. Del resto, già oggi in Germania gli over 55% rappresentano il 46% dei consumi enoici ed in Giappone il 49%, mentre in Cina, Paese relativamente giovane, specie se si parla di vino, la fascia 40-54 anni rappresenta ben il 37% dei consumi, e gli over 65 valgono il 20% dei consumi in Australia, il 21% in Usa ed il 22% in Gran Bretagna.
Uno dei motivi principali della riduzione del tasso di natalità in tutto il mondo è legato all’urbanizzazione ed alla globalizzazione, che hanno portato all’emancipazione della figura femminile e ad un suo impegno lavorativo sempre maggiore. Questo vuol dire un calo dei matrimoni e delle nascite, ma anche un cambio di paradigma rispetto ai modelli di consumatore, con le donne che hanno sempre più potere. Secondo le Nazioni Unite, in America sono a capo del 47% dei luoghi di lavoro, in Europa del 37%. Una tendenza riconosciuta anche dall’industria degli alcolici, tanto che anche l’offerta di vino, secondo Wine Intelligence, si sposta sempre più verso prodotti salubri, bassi in gradazione alcolica, senza ingredienti aggiunti (da qui anche il successo dei vini organici, bio e naturali). Ciò nonostante, la quota di consumi legata alle donne, negli anni, non ha subito grandi scossoni: solo in Usa (dal 49% del 2014 al 52% del 2018) e Giappone (dal 50% del 2014 al 53% del 2018) si è registrato un leggero aumento, mentre la Gran Bretagna ha registrato persino un leggero calo (dal 53% del 2013 al 50% del 2017). Quella che cresce ovunque, invece, è la conoscenza del vino, con le donne che in mercati come quello della Cina ne sanno molto di più degli uomini.
Infine, un altro effetto dell’urbanizzazione è quello di una crescita enorme dei nuclei familiari, spesso fatti da una sola persona, il che porta alla ricerca di appartamenti più piccoli, con spazi ridotti anche per la conservazione delle bottiglie. Secondo Wine Intelligence, in questo senso, il 20% dei consumatori Usa vive da solo, e la percentuale di monolocali nel Paese è di circa il 28%, percentuale di poco superiore all’Australia (24%). La risposta del mercato, così, si è tradotta in una piccola rivoluzione del packaging, come raccontiamo da tempo, con l’arrivo del vino in lattina, la conferma delle mezze bottiglie e addirittura delle porzioni monodose, ma anche con una certa resilienza del bag in box.
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