Incertezza. È il clima che si respira intorno al mondo del vino e dei suoi eventi - di promozione e business - ai tempi del coronavirus, soprattutto alla luce di quanto deciso dal Governo Usa, che sconsiglia fortemente i viaggi nel Nord Italia - America Airlines e Delta hanno cancellato i voli diretti su Milano, rispettivamente fino al 25 aprile e fino all’1 maggio - mentre la Cina vive un momento di isolazionismo forzato persino peggiore di quello del Belpaese. Non è certo il clima migliore per una grande fiera come Vinitaly, ed infatti rumors danno per probabile il passo indietro di Veronafiere (sempre voci, parlano di una riprogrammazione al 14-17 giugno 2020, con il prologo di Opera Wine, con Wine Spectator, il 13 giugno, ndr), che, dopo aver confermato (era il 26 febbraio), con un misto di speranza e coraggio, le date previste (19-22 aprile), adesso sembra intenzionata a seguire l’esempio della Messe di Düsseldorf, che ha rimandato la ProWein a data da destinarsi (si parla di giugno, ma la fiera tedesca, sollecitata da WineNews, non conferma ancora).
Allargando lo sguardo e l’orizzonte all’asse che va dagli Usa alla Cina, il quadro è a tinte fosche. Sono 760 milioni le persone, a febbraio, sotto diversi livelli di quarantena o limitazioni nel mondo, con i ristoranti di Shanghai, Macau, Guangzhou e Hong Kong rimasti chiusi, forzatamente, per tre settimane, e dopo la parziale riapertura il business è comunque in forte difficoltà, con i consumi di vino in Cina che, inevitabilmente, ne risentono. Yoshi Shibuya, ceo di ASC Fine Wines, uno dei maggiori importatori del Paese, ha raccontato a “Wine Spectator” come anche in città chiave per l’economia cinese, come Shanghai, Beijing, Guangzhou e Shenzhen, dove l’emergenza è inferiore i “locali sono chiusi, e la gente è invitata dal Governo a non uscire. Il risultato, tra chiusure ed aperture a mezzo servizio, è un calo degli introiti, nel mese di febbraio, che molti ristoratori quantificano in un -70-80%”. Il vino, ovviamente, soffre la situazione, specie perché i consumi sono legati alla ristorazione molto più che all’on-premise.
E se non bastasse questo, anche a livello logistico ci sono ostacoli importanti: un gran numero di dipendenti di porti e dogane non è attualmente al lavoro, e questo vuol dire che i prodotti, compreso il vino, restano giorni, se non settimane, fermi, almeno quelli che arrivano, visto che il vino cileno, ad esempio, ha registrato un calo delle spedizioni del 50% nel mese di febbraio. Per Alberto Fernandez, a capo di Torres sul mercato cinese, “il clima è peggiore di quello che si respirava ai tempi della Sars: per noi potrebbe significare un calo delle vendite dell’80% a febbraio e del 50% a marzo”. Senza considerare gli impatti di lungo termine, con i risparmi delle famiglie cinesi già erosi da due anni di guerra commerciale con gli Usa.
Intanto, come detto in apertura, gli occhi del mondo, e degli Stati Uniti in particolare, si sono spostati tutti sull’Italia, il Paese occidentale che sta vivendo la situazione più delicata, con oltre 2.000 casi acclarati, collegamenti aerei sempre più difficili con gli Usa e con altri Paesi, dalla Turchia a Israele, ed un’area rossa - in cui è sconsigliato viaggiare - che comprende due delle Regioni chiave dell’economia del Belpaese, Lombardia e Veneto. Per non parlare delle assurde richieste di alcuni importatori di certificati che assicurino la sicurezza dei cibi italiani, definite ingiustificate dall’Unione Europea, perché - come sottolineato più volte dall’Efsa e ribadito a tutti i livelli dalle Istituzioni e dalla associazioni di categoria del Belpaese - si tratta di una richiesta inutile su prodotti alimentari per un virus che si trasmette solo da uomo ad uomo.
Tornando sulle date dei grandi eventi del vino, se su quelle di Vinitaly (19-22 aprile) - al momento confermate da Veronafiere - aleggia incertezza, ed in attesa di scoprire quando sarà in calendario la ProWein (giugno, ma la fiera tedesca, sollecitata da WineNews, non parla di date), ufficialmente rimandata, non subirà rinvii la London Wine Fair, che dovrebbe andare regolarmente in scena nelle date previste, ossia dal 18 al 20 maggio (ma il condizionale, in questo momento, è sempre d’obbligo), mentre il Vinexpo di New York, nella grande Mela ieri ed oggi, ha visto un calo degli espositori importante: sono passati dagli oltre 400 del 2019 ai 266 di quest’anno, con il numero dei partecipanti - 3.000 da Usa e Canada - in linea, secondo gli organizzatori, con lo scorso anno. Arrivano inoltre, sempre in ambito fieristico, altre due ufficialità; una arriva dal consiglio di amministrazione di Cesena Fiera, che conferma le date previste di Macfrut, con la fiera internazionale dell’ortofrutta che si terrà regolarmente dal 5 al 7 maggio alla Fiera di Rimini, l’altra dalla Fiera di Parma, che pochi giorni fa aveva confermato le date di Cibus (da 11-14 maggio), e adesso annuncia invece il rinvio a settembre.
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