La pandemia di Covid-19, ed il conseguente lockdown, che da marzo in poi ha coinvolto, in maniera diversa, praticamente tutti i Paesi occidentali, ha portato un peculiare cambio di passo nelle abitudini di consumo di vino. Come racconta il report di Wine Intelligence “Wine Consumer Trends in the Covid-19 Era”, che verrà pubblicato il 5 ottobre, il mercato dei consumi si è rivolto con maggiore frequenza al vino. Spinto dal boom degli acquisti online, tendenza comune un po’ a tutti i Paesi in cui è permesso, il vino ha visto crescere esponenzialmente le occasioni di consumo, sia nel quotidiano che nell’arco della settimana. All’aumento dei volumi, però, non corrisponde una proporzionata crescita dei valori. Anche perché, i wine lover negli ultimi mesi hanno approcciato il vino un po’ come qualsiasi altro bene di consumo. E quindi rifugiandosi nelle certezze dei brand più noti, senza sperimentare troppo. E spendendo, in media, un po’ meno del solito, anche perché all’orizzonte si addensano nuvole piuttosto scure sul fronte economico. I primi effetti si notano già guardando come sono cambiati gli acquisti nelle settimane. All’inizio del lockdown, c’era una gran voglia di bere bene, quasi a voler esorcizzare le paure. Poi, passando il tempo, l’ottimismo ha lasciato spazio alla preoccupazione, anche nel portafoglio. Cambiando le priorità, e rimettendo al centro le esigenze più urgenti, la spesa per la bottiglia di vino è andata via via calando.
Nella maggior parte dei mercati, il futuro del canale on-premise e dell’ospitalità sembra molto incerto. Una percentuale crescente di consumatori di vino non ha intenzione di andare a mangiare fuori per il prossimo futuro, e le vacanze e i soggiorni in hotel sono fuori dalle priorità per la maggior parte dei consumatori. Le uniche eccezioni sono in Cina e Germania, dove l’opinione popolare è più positiva, e i consumatori sembrano generalmente più fiduciosi. Commentando il rapporto, il Ceo di Wine Intelligence Lulie Halstead ha spiegato che “i nostri dati all’inizio di quest’anno indicavano che il vino è stato uno dei vincitori del lockdown, e questa tendenza si è consolidata negli ultimi mesi. I produttori e i wine merchant con strategie focalizzate sui consumatori più fidelizzati hanno avuto risposte positive dal mercato. Le preoccupazioni più grandi per la nostra categoria rimangono la portata e la durata della recessione economica. Le finanze delle famiglie, in molti mercati, si reggono grazie agli aiuti ed ai finanziamenti e al sostengo decisi dai Governi, specie al lavoro, ma la mancanza di risparmi per le vacanze e le uscite fuori casa sono destinati a risentirne. La questione più ampia della fiducia dei consumatori nell’economia e nella propria sicurezza potrebbe iniziare a pesare sui consumi enoici nel 2021”.
Il quadro, comunque, è quantomai vivace. Nelle ultime settimane i consumi fuori casa hanno ripreso a crescere, guidati soprattutto da Generazione X e donne, ma anche da da una “migrazione” del consumo di vino in momenti della giornata, lontani dai pasti, e solitamente dedicati ad altre bevande. Torna a crescere anche la spesa media, pur restando sotto i livelli precedenti alla crisi. Resiste l’abitudine di acquistare vino online, destinato a diventare un canale di importanza capitale nel futuro. Il vino viene visto anche come una scelta forte, legata alle produzioni ed alle ecnomie locali. In termini di segmentazione dei consumatori, però, si restringe il numero degli “edonisti”, e cresce quello dei “risparmiatori”, segno comunque della preoccupazione con cui si guarda al presente ed al futuro. Tanto che, nonostante l’allentamento delle prescrizioni e dei limiti, in tanti hanno ancora paura di tornare alla vita ed alle abitudini di prima. E questo vale anche per la voglia di viaggiare, in stand by anche tra i wine lover, a prescindere dalle limitazioni. In generale, i consumi continuano a premiare un atteggiamento “conservativo” a scapito della ricerca e della scoperta. Infine, il mercato del vino Usa torna a crescere grazie alla frequenza di consumo dei Millennials.
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