Tra le poche ma importanti certezze che ha lasciato il 2020 al vino, è che ad un buon calice le persone non hanno rinunciato neanche in pandemia, nonostante tutto. Vale, generalizzando, almeno per tutto l’Occidente, dove il consumo di vino o fa parte della storia antica di alcuni Paesi, soprattutto in Europa, o è ormai elemento identitario ed edonistico consolidato, per esempio negli Stati Uniti, mercato fondamentale e primario per la cantine d’Italia. Con gli americani che, tra le mura domestiche, non solo hanno aperto più bottiglie, ma anche di maggior valore, con le etichette italiane, sia nei vini fermi che negli spumanti, protagoniste della crescita maggiore in assoluto, in un quadro in cui i consumi complessivi, almeno in volume, sarebbero aumentati del 2% sul 2019. Ovviamente grazie alle vendite di vino per il consumo domestico che, come nel resto del mondo, sono cresciute in maniera significativa, come dimostrano i dati sull’intero anno di Iri, riportati da Impact Databank. Nelle 52 settimane chiuse al 27 dicembre 2020, le vendite sono cresciute del 10,1% in volume e, soprattutto, del 14% in valore.
Dati che confermano anche il sentiment positivo sulla chiusura di 2020 e sull’inizio del 2021 raccolto da WineNews tra alcuni dei più importanti Consorzi del vino italiano a tutela di alcune delle denominazioni più presenti in Usa (da quello del Brunello di Montalcino a quello del Barolo, dal Chianti Classico alla Valpolicella, dalla Barbera d’Asti alla Doc Sicilia, dal Prosecco Doc al Pinot Grigio delle Venezie). E, come già parzialmente testimoniato dalla tenuta degli imbottigliamenti delle principali denominazioni degli spumanti italiani, come riportato da WineNews (dal Prosecco Doc al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, passando per l’Asolo Prosecco Docg, all’Asti Docg), nonostante siano venuti a mancare tanti momenti di socialità del fuori casa, le bollicine sono state il comparto che è cresciuto di più in volume. Nel complesso del +20,3%, con il Prosecco che è stato il miglior performer, con un +25,5%, mentre lo Champagne, nonostante i dazi, ha visto le vendite crescere del 17,8%. Ma bene hanno fatto anche i vini da tavola, cresciuti dell’11,3% in volume e del 13,8% in valore. In volume, l’Italia è cresciuta più di tutti, a +17,7%, mentre la Francia si è fermata ad un +13,4%. In generale, inoltre, emerge che sia tra gli spumanti che tra i vini fermi, la crescita dei vini di importazione, nonostante i dazi, è stata superiore a quella dei vini domestici (con quello dell’Oregon in grande crescita, a +16,8%).
Guardando alle fasce di prezzo, quella cresciuta di più è quella dei vini oltre 20 dollari allo scaffale, che ha messo a segno un robusto +26,2%, mentre quelli tra i 15 ed i 20 dollari sono cresciuti del +20%, e quelli tra gli 8 ed i 15 hanno fatto +12,5%. I vini sotto agli 8 dollari a bottiglia, invece, sono cresciuti solo del 3,2%. Segno che gli americani, con i ristoranti e wine bar chiusi, per il consumo domestico hanno puntato su vini maggior pregio e qualità. Con i vini sopra i 10 dollari a bottiglia che, nel complesso, hanno mosso oltre la metà del valore sul mercato americano, con una quota di mercato cresciuta nettamente rispetto al 40% del totale di 10 anni fa, per esempio. Dati, quelli di Iri, riportati da Impact Databank, nel complesso, che appaiono comunque significativi ed incoraggianti, anche per l’Italia del vino soprattutto alla luce del fatto che, verosimilmente, la situazione legata alla Pandemia, resterà simile a quello odierno almeno per buona parte del 2021, con il consumo domestico che sarà, dunque, gioco forza, target primario per i produttori di vino di tutto il mondo.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024