La lotta al cancro, una delle grandi piaghe dei nostri tempi, è senza dubbio una priorità. Come è altrettanto indubbio che limitare comportamenti che aumentano il rischio di ammalarsi sia un dovere etico di tutti. Ma questo va fatto senza eccedere in azioni che vanno non solo a fare danni a filiere economiche ed occupazionali importanti, ma che vanno anche a minare consumi che, se moderati e nelle giuste quantità, se non hanno effetti benefici sulla salute (come pure parte della ricerca sostiene), quanto meno non sono dannosi, oltre che essere parte di una cultura e di una tradizione secolare.
Eppure, la Commissione Europea sta per approvare un documento che, pur nobile nel proposito, comporta tanti rischi per settori come quello del vino e degli alcolici in generale: si tratta dello “Europe’s Beating Cancer Plan”, che da quando apprende WineNews dovrebbe essere approvato domani, in vista della giornata mondiale contro il cancro dell’Oms. E che, nella bozza visionata da WineNews, tra programmi di ricerca da potenziare e altre iniziative, chiama in causa il consumo, e non l’abuso, di vino e bevande alcoliche, proponendo misure come la revisione della legge europea sulle tasse sulle bevande alcoliche e sulle compravendite internazionali anche tra privati, la riduzione della pubblicità on line, e lo stop allo “stimolo al consumo di alcol attraverso i programmi di promozione dei prodotti agricoli Ue”, come per esempio l’Ocm Vino, e ancora modifiche nelle etichette con una sorta di “advertising” nelle bottiglie come avviene sulle sigarette, e così via. Un documento dalla portata devastante, dunque, per la filiera del vino, già messa in difficoltà dalla pandemia, e che per altro da anni investe in programmi di educazione al consumo moderato e consapevole di vino, stile proprio della cultura mediterranea. Promuovendo un consumo “culturale” che, da molti, è considerato uno dei più efficaci strumenti di lotta all’abuso di alcol, che è un problema tangibile soprattutto nel Nord Europa.
Nei prossimi giorni, da quanto apprende WineNews, dovrebbe arrivare una presa di posizione ufficiale con tanto di dossier da parte della Ceev, il Comité Européen des Enterprises Vins, con il segretario generale, Ignacio Sanchez Recarte, che nei giorni scorsi, su Twitter, si chiedeva “perchè se la Commissione Europea è così fiera del nostro cibo, propone di fermare la promzione Ue per vino, spirits, birra e carne rossa nello Europe’s Beating Cancer Plane”, sottolineando come il “rischio è nell’abuso, e non nel prodotto”.
Mentre a rilanciare l’allarme, oggi in Italia, è la Coldiretti: “l’Unione Europea vuole cancellare i fondi per la promozione di carne, salumi e vino prevedendo addirittura etichette allarmistiche sulle bottiglie come per i pacchetti di sigarette”, denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in una lettera inviata al Commissario Europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni in riferimento al nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei” all’ordine del giorno della riunione dei Commissari, “con la scusa di tutelare la salute che va invece salvaguardata promuovendo una dieta equilibrata e varia senza criminalizzare singoli alimenti. Le misure della Commissione Ue nell’ambito dell’attività di prevenzione del Piano riguardano tra l’altro - riferisce la Coldiretti - la proposta di introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche prima del 2023 ma anche la volontà di eliminare dai programmi di promozione i prodotti agroalimentari, come specificatamente le carni rosse e quelle trasformate, che vengono associati ai rischi di tumore.
Una scelta che colpisce prodotti simbolo del Made in Italy con l’Italia che il principale produttore europeo di vino ma anche il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che rischiano invece di essere condannate all’estinzione. Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale - precisa la Coldiretti - va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Ad essere danneggiati sono prodotti dalla tradizioni secolari con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
La norcineria italiana - continua la Coldiretti - è un settore di punta dell’agroalimentare nazionale, grazie al lavoro di 100.000 persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi ma che è stato fortemente ridimensionato nel 2020 per effetto della chiusura della ristorazione che rappresenta uno sbocco di mercato importante soprattutto per gli affettati di grande qualità.
Senza dimenticare il volano economico generato dal vino italiano che vale oltre 11 miliardi di fatturato lo scorso anno e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. Con una produzione di oltre 46 milioni di ettolitri nella vendemmia 2020 che conferma il ruolo di leader mondiale davanti alla Francia la produzione tricolore è destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 % per i vini da tavola. Si tratta peraltro di settori già duramente colpiti dall’emergenza Covid che ha costretto alla chiusura di osterie e ristoranti che - continua la Coldiretti - rappresentano un luogo privilegiato di consumo di carne, salumi e vini di qualità”.
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