Il Covid-19 corre tra le corsie dei supermercati. O meglio, correa anche tra le corsie dei supermercati, come dimostra un’inchiesta dei Carabinieri per la Tutela della Salute d’intesta con il Ministero della Salute, a livello nazionale, 981 esercizi commerciali individuati tra quelli di maggiore afflusso, rilevando irregolarità presso 173 di essi, pari al 18% (qui l’articolo). Risultati che smuovono la brace che cova ancora sotto la cenere un po’ tutto il mondo della ristorazione, convinto da mesi che, con i giusti protocolli, del resto a già approntati da mesi, il settore avrebbe potuto lavorare benissimo garantendo la sicurezza di clienti e dipendenti.
“Da mesi dinanzi ai contagi che crescono denunciamo l’inefficacia di misure di contrasto della pandemia che hanno un unico leit motiv: la chiusura dei pubblici esercizi. Oggi abbiamo appreso che da un’operazione condotta dai Nas in un migliaio di imprese mai sottoposte a misure restrittive in tutta Italia emerge che il Covid 19 circola abbondantemente in questi luoghi frequentati ogni giorno da milioni di persone. In poche parole, si è scoperta l’acqua calda”: così Aldo Cursano, vice presidente Fipe/Confcommercio.
“È ora di abbandonare la politica delle chiusure - aggiunge la Fipe - e concentrarsi sui controlli che vanno estesi e rafforzati a tutte le attività perché se si rispettano i protocolli tutti possono lavorare in sicurezza. È inaccettabile che dinanzi alla circolazione del virus si utilizzino le nostre attività come capro espiatorio per dire che si sta facendo tutto il possibile, mentre non è affatto così”.
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