Affrontare le sfide future partendo da una visione d’insieme globale e comunitaria, per rispondere al profondo cambiamento, già necessario da tempo, accelerato dal Covid e dalla conseguente sindemia, ovvero una crisi sanitaria ma anche economica, sociale, climatica, alimentare e culturale. Una crisi di umanità, a cui si deve rispondere con un cambiamento non fatto di proclami. È il tema al centro del Congresso n. 10 di Slow Food Italia - il movimento fondato da Carlo Petrini che più di tutti ha cambiato l’approccio al cibo, e che mette insieme 20.000 soci e oltre 100.000 volontari e attivisti in 160 Paesi del mondo - in programma a Genova (3-4 luglio), con 251 delegati presenti e altri 500 collegati online.
“Portiamo in dote il lavoro collettivo di condivisione e costruzione dei documenti che ne costituiscono l’anima politica, che ha caratterizzato il percorso congressuale e che sottolineano con forza quanto sia centrale la missione di Slow Food nel mondo e in Italia - sottolinea Giorgia Canali, a nome del Comitato Esecutivo Slow Food -la sfida di un destino comune è quella che sappiamo di avere di fronte, una sfida che ha la sua premessa fondamentale nell’impegno a battersi per un cibo buono, pulito e giusto per tutti, come recita il motto che ci identifica a partire dal nostro Congresso internazionale di Chengdu nel 2017, e nello scegliere la rete di comunità come modello di sviluppo. È una sfida che ci richiama a un cambiamento urgente e profondo al tempo stesso, da affrontare insieme, consolidando e coltivando la rete delle attiviste e degli attivisti di Slow Food in Italia”. Cambiare rotta “non è affatto banale, perché sui paradigmi della crescita infinita e dell’uomo signore del pianeta si è retta sin qui la modernità - si legge nella nota di Slow Food, citando il documento congressuale “La sfida per un destino comune” - perché, in assenza dell’etica, la crescita continuerà a giustificare sé stessa distruggendo le condizioni necessarie alla vita. Quello che la modernità non vede è che l’entropia ci costringerà sempre più a riconsiderare i nostri stili di vita e ad adottare comportamenti compatibili con l’equilibrio sociale ed ecologico”.
La risposta a questa condizione “passa sempre più per una dimensione collettiva, dall’avere una visione sovranazionale e attenta ai territori. La centralità del cibo, che è propria di Slow Food, è fondamentale per una visione globale e trasversale, che tocca molti ambiti della nostra vita”.
A Genova sarà rappresentato ogni territorio del Belpaese: Lombardia (25 delegati eletti dai congressi regionali), Piemonte e Valle d’Aosta (25), Toscana (24), Sicilia (21), Puglia (20), Campania (17), Emilia Romagna (17), Lazio (16), Veneto (14), Liguria (11), Marche (11), Calabria (10), Abruzzo e Molise (9), Trentino Alto Adige (6), Friuli Venezia Giulia (5), Umbria (5), Sardegna (3) e Basilicata (2), più 10 in rappresentanza degli organi dirigenti dell’associazione. Dal 1 al 4 luglio, sempre a Genova, è di scena “Slow Fish”, manifestazione dedicata agli ecosistemi acquatici organizzata da Slow Food e Regione Liguria (www.slowfish.it).
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