Nei due anni di pandemia abbiamo raccontato spesso come gli acquisti di vino, più che contrarsi, abbiano preso spesso e volentieri strade diverse: meno bottiglie aperte al bar e al ristorante, decisamente di più tra le mura domestiche, scegliendole non solo in enoteca ma anche sugli scaffali della Gdo, dove l’offerta oggi è molto più ricca, e online, con gli e-commerce del vino che hanno vissuto una crescita esponenziale. Dappertutto, in Italia come negli Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna: le vendite online, ormai stabili, raccontano non solo il cambiamento delle modalità di acquisto, ma anche dei gusti dei wine lover, che nei negozi virtuali trovano un’offerta particolarmente ricca, capace di incrociare qualsiasi richiesta. Che, proprio nel mercato del Regno Unito, vuol dire un aumento dell’interesse per i vini biologici e naturali, ma anche per declinazioni originali sia in bottiglia che nel packaging, come racconta l’analisi di Vinissimus.co.uk, rivenditore online leader nella vendita di vini spagnoli e italiani Oltremanica, dove il consumatore è sempre più sensibile ai grandi temi della sostenibilità e della salubrità.
Fino a poco tempo, il mercato Uk sembrava essere dominato da vini potenti e con una gradazione alcolica elevata, pensati più per essere gustati come bevanda che per accompagnare un pasto, ma adesso sembra esserci una inversione di tendenza, verso vini più leggeri, dal profilo più fresco e di facile beva, più sostenibili dal punto di vista ambientale e più sani. Sul fronte produttivo, invece, c’è un numero sempre maggiore di vignaioli che cercano di differenziare i loro vini, puntando sull’unicità dei loro terroir, convinti anche loro della necessità di preservare la natura, la terra e la biodiversità. “Negli ultimi due anni - commenta Toni Vicens, fondatore Vinissimus.co.uk - sia l’offerta che la domanda di vini biologici e naturali hanno visto un enorme aumento. Nel 2015 ne avevamo solo una ventina di etichette, oggi quasi 2.000 tra biologici, biodinamici e naturali”.
Tra i giovani, invece, hanno una certa presa le etichette più originali ed accattivanti, quelle che potremmo definire “instagrammable” (instagrammabili), ossia bella da fotografare e da condividere sui social. L’etichetta, del resto, diventa tanto più importante quanto più è grande la mancanza di conoscenza, condizione particolarmente comune tra i giovani wine lovers, ma la vivacità di quelle più colorate ha avuto anche il merito di regalare un sorriso in più durante la pandemia.
Allo stesso tempo, di fianco al successo immutato di dei grandi territori, dalla Toscana al Piemonte, passando, in Spagna, per la Rioja, si registra un notevole aumento delle vendite di vini di denominazioni meno note e di piccole cantine: un modo per portare a casa un pezzo di Italia (o di Spagna), rimaste a lungo irraggiungibili per i turisti britannici. “I classici Rioja, Barolo, Brunello e Chianti non hanno mai lasciato il loro posto tra le nostre migliori vendite”, riprende Toni Vicens. “Al contempo, è cresciuto l’interesse per i vini delle denominazioni minori e per i vitigni autoctoni meno conosciuti. Per certi versi, è come se il lockdown e le restrizioni agli spostamenti avessero trasformato la degustazione di vini provenienti da luoghi diversi in un’opportunità di scoprire nuove aree, nuovi angoli d’Europa, un’occasione per viaggiare attraverso i sensi”.
Infine, un altro aspetto importante riguarda il digital divide: con la pandemia, anche i consumatori più in là con gli anni, che si fidano molto poco di e-commerce e tecnologia, sono stati in un certo senso costretti a scenderci a patti, imparando non solo a fidarsi, ma anche ad apprezzarne la comodità. In sostanza, conclude lo studio di Vinissimus.co.uk, la pandemia ha accelerato una dinamica iniziata da tempo, ma che fino al 2019 doveva fare i conti ancora con qualche ostacoli, di natura digitale e logistica, ormai definitivamente rimossi, tanto che oggi gli e-commerce, per il commercio mondiale di vino, sono diventati un canale solido e importante, con ancora tanto spazio di crescita.
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