La guerra è in Ucraina, ma lo scontro è globale, e la riposta del mondo occidentale alla Russia, non contemplando l’intervento militare, si è abbattuta su ogni aspetto della vita quotidiana, dallo sport all’economia. Giorno dopo giorno, le multinazionali e le grandi aziende lasciano Mosca, chiudendo negozi e fabbriche, e le istituzioni di ogni genere chiudono ai russi. Le squadre di calcio sono state escluse da ogni competizione da Uefa e Fifa, colossi come Amazon, Ikea ed H&M hanno abbandonato il Paese, griffe della moda come Chanel ed Hermès hanno chiuso le proprie boutique, mentre Coca Cola, McDonald’s e PepsiCo, simboli dell’emancipazione dell’ex Unione Sovietica all’indomani della caduta del Muro di Berlino, temporeggiano, perché hanno nella Russia un mercato troppo grande per rinunciarci a cuor leggero.
Pochi dubbi, invece, da parte della Guida Michelin, che a Mosca ha dedicato la prima edizione della “Rossa” appena pochi mesi fa: la pubblicazione della prossima edizione è sospesa, così come qualsiasi altro progetto di collaborazione con i 9 ristoranti stellati russi. Non è una decisione punitiva, specie perché in molti, tra chef e ristoratori (come abbiamo raccontato qui) si sono esposti in prima persona contro la guerra, ma le stelle non verranno confermate. Sulla stessa linea d’onda “The World’s 50 Best Restaurants” e “The World’s 50 Best Bars”, le classifiche internazionali che mettono in fila ogni i ristoranti e i bar migliori del mondo: dopo aver spostato la sede della premiazione dell’edizione 2022 da Mosca a Londra, arriva la decisione di escludere dalla classifica i ristoranti ed i locali russi.
“Non riteniamo alcun ristorante o bar individualmente responsabile delle decisioni prese dal governo. Riconosciamo tutti coloro che in Russia hanno con coraggio denunciato le azioni dei loro leader. Ma in questo momento il nostro pensiero è rivolto al popolo ucraino”, si legge nella nota pubblicata sui social dalla “The World’s 50 Best”.
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