“È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, che stanzia 1,2 miliardi per investimenti nelle filiere Made in Italy come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia”. A dirlo il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel ringraziare il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli per la pubblicazione del provvedimento “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l’attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al Pnrr” sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 61 del 14/03/2022.
“Il decreto - sottolinea Prandini - consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Coldiretti, che lavora da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia, è pronta a presentare progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta”.
I contratti di filiera, partendo dalla produzione agricola, spiega Coldiretti, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare con un contributo dello Stato concesso per diverse tipologie di investimenti con un volume da 4 a 50 milioni di euro destinati a produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, per la promozione e la pubblicità di prodotti di qualità certificata o biologici, ricerca e sperimentazione.
“Un provvedimento necessario - spiega la Coldiretti - per ridurre la dipendenza dall’estero in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento”. Una decisione coerente - sostiene la Coldiretti - con le conclusioni della riunione informale tra i Capi di Stato o di Governo a Versailles per affrontare la crisi in Ucraina dopo l’invasione della Russia nelle quali si pone per sfuggire alle speculazioni in atto sul mercato internazionale sono pone l’obiettivo di “migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi , in particolare aumentando la produzione di proteine vegetali dell’Ue con l’invito alla “Commissione a presentare quanto prima opzioni per affrontare l’aumento dei prezzi alimentari e la questione della sicurezza alimentare”.
E, proprio su questo tema, è arrivata, nelle scorse ore, la notizia dello stop delle esportazioni di farine e olio di soia dall’Argentina, che si aggiunge ai blocchi di grano, mais e olio di semi da altri Paesi come Ucraina e Ungheria. “Aumentano le tensioni sui mercati internazionali. Dai cereali alla soia”, sottolinea lanciando un nuovo allarme il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Il governo argentino ha annunciato, con effetto immediato, il blocco delle esportazioni di farina e olio di soia. Motivo della decisione, la necessità di tutelare il mercato interno”. Confagricoltura segnala che l’Argentina è il primo Paese esportatore di derivati della soia su scala globale. Tre soli Stati - Argentina, Brasile e Usa - realizzano oltre l’80% della produzione mondiale di soia. L’incidenza dell’Unione europea è nell’ordine di un punto percentuale. “La decisione del Governo argentino ha un pesante effetto sull’industria mangimistica italiana e, di conseguenza, sul settore degli allevamenti, che già attraversa una fase estremamente critica” - sottolinea Giansanti. Secondo i dati di Assalzoo, l’Associazione Italiana delle Industrie Produttrici di Mangimi, ogni anno vengono utilizzate 3,6 milioni di tonnellate di farine di soia provenienti principalmente da Argentina e Brasile. Serve un coordinamento a livello europeo per gestire la situazione, allo scopo di garantire i cicli di produzione e contenere un’ulteriore crescita del prezzo dei mangimi, che risulterebbe insostenibile - sollecita il presidente di Confagricoltura. “La Commissione Europea ha autorizzato, nei giorni scorsi, gli Stati membri a revocare alcune restrizioni tecniche legate al limite massimo di residui per le importazioni di mais, pur nella piena garanzia e sicurezza del commercio internazionale. Chiediamo alle autorità competenti di valutare la situazione - conclude Giansanti - al fine di aumentare la disponibilità di materie prime da destinare alla produzione di mangimi”.
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