Una stagione a “macchia di leopardo”. È quella della raccolta delle olive che non sarà da ricordare, da un punto quantitativo, con zone dove le piante sono ai minimi storici in quanto a presenza di frutti. Ma se il Nord e il Centro del Belpaese soffrono, il Sud, grazie soprattutto alla Puglia, si conferma come il “serbatoio” dell’olio made in Italy in un anno caratterizzato dal maltempo e da condizioni climatiche critiche per le olive. Senza dimenticare il fenomeno dell’abbandono degli olivi che preoccupa non poco. E questo non solo perché a rischio c’è un prodotto, l’olio evo, di cui l’Italia è uno dei più grandi produttori ma anche per il paesaggio.
Non mancano, quindi, i temi per il presente e il futuro quando siamo ormai all’inizio della raccolta delle olive in Italia. Una raccolta che vede il Sud protagonista (+34% rispetto allo scorso anno) salvando il Belpaese dalla caduta verticale del centro nord (che ha perso un terzo) per un totale nazionale che sarà di 290.000 tonnellate, al di sotto della media dell’ultimo quadriennio. Numeri in arrivo dal report Coldiretti “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine”, diffuso nel Villaggio Contadino (al Circo Massimo, a Roma) su dati Unaprol/Ismea , con la prima spremitura dell’olio degli antichi romani dalle olive del Colosseo, di Villa Adriana a Tivoli e di Pompei. Un evento che ha visto la partecipazione del Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini, Ministro della Salute Orazio Schillaci, del Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, del Ministro dello Sport Andrea Abodi e del Presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, insieme al Presidente Coldiretti Ettore Prandini, accanto a migliaia di agricoltori di tutta d’Italia a sostegno della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. E dove è arrivato anche il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella : “la qualità degli alimenti è divenuta uno dei connotati tipici del nostro Paese e della nostra cultura ed è conseguenza della scelta di perseguire un’agricoltura resiliente e sostenibile. È un’azione che, mentre sviluppa tecniche di approvvigionamento delle risorse naturali prive di impatti negativi sull’ambiente e sulla biodiversità, consente la salvaguardia degli ecosistemi e porta alla produzione di beni primari di elevata qualità. L’agricoltura rappresenta una delle sfide che, a livello globale, la Terra sta affrontando, dal cambiamento climatico all’impatto derivante dall’aggressione da parte della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina che, oltre che sulle persone e sull’ambiente, ha anche inciso sui flussi commerciali e sui costi dell’energia. L’attenzione che l’Unione Europea riserva al comparto primario si nutre anche di queste preoccupazioni e, con programmi del Green Deal quali la strategia sulla biodiversità per il 2030, la strategia “dal produttore al consumatore”, la strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili e quella per le foreste, si propone di rafforzare il contributo dell’agricoltura agli obiettivi ambientali e climatici condivisi in sede europea”.
Tornando alla stagione delle olive, a pesare quest’anno è stato il clima impazzito con eventi estremi e quindi piogge in fioritura, siccità e alte temperature che hanno messo a dura prova gli uliveti nazionali. Ottobre è fondamentale per la completa maturazione delle olive e oltre ai volumi inferiori alle attese c’è l’incognita della resa in olio. A salvare il bilancio nazionale in particolare è la Puglia che, sottolinea Coldiretti, rappresenta la metà della produzione italiana e cresce del 50% sulla difficile campagna del 2022 e “nonostante le devastazioni portate dalla Xylella”. Anche per la Calabria ci si attende un incremento, anche se meno ampio su quello della Puglia, mentre in Sicilia si stima una produzione sostanzialmente stabile rispetto alla già bassa produzione del 2022 e, comunque, al di sotto della media. In buona ripresa anche Abruzzo e Basilicata, mentre per le altre regioni meridionali si prospetta una produzione inferiore sullo scorso anno, secondo Coldiretti/Unaprol/Ismea. La raccolta in Italia parte dal Sud, fra Sicilia, Puglia e Calabria per poi risalire la penisola fino a Nord dove l’ulivo con i cambiamenti climatici è arrivato fino alle vallate alpine della Lombardia.
Il settore non attraversa uno dei momenti migliori. Per il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, “occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 150 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400.000 imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani. L’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio extravergine d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute”. Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale, è il parere di Coldiretti e Unaprol, occorre realizzare nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e dei frantoi e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve. “Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori” spiega il presidente Unaprol David Granieri.
Dalla bottiglia fino al benessere passando per la cosmetica, le olive non sono vincolate a un singolo prodotto e questo, soprattutto in prospettiva, può essere interessante. Ad esempio il wellness all’olio extravergine d’oliva, dalle creme ai massaggi, dalle tisane ai docciaschiuma, piace a un turista italiano su due. Una varietà che deriva dalle 533 varietà di olive coltivate sul territorio nazionale, il triplo di quelle della Spagna che è il principale produttore internazionale. D’altronde nel milione di ettari coltivati lungo la Penisola è possibile scoprire un universo di biodiversità italiana: dalla Toscana con Olivastra Seggianese e Pendolino al Lazio con Carboncella e Rosciola, dalla Basilicata con la Maiatica di Ferrandina all’Abruzzo con la Tortiglione e la Crognalegno, dalla Campania con la Caiazzana e la Pisciottana alla Calabria con la Roggianella di Cosenza e l’Ottobratica di Reggio Calabria, dalla Puglia con Ogliarola e Pasola alle Marche con l’Ascolana Tenera e il Leccino, dal Molise con l’Aurina di Venafro alla Sicilia con Nocellara del Belice e Binacolilla, dalla Liguria con la Taggiasca al Friuli Venezia Giulia con la Gorgazzo, dall’Umbria con Dolce Agogia e Moraiolo alla Lombardia con la Casaliva, al Veneto con Grignano, Favarol, Rasara e alla Sardegna con la Bosana.
Le proprietà cosmetiche dell’olio di oliva, ricorda Coldiretti, sono note già dai popoli antichi. Usato come trattamento di bellezza sin dai Fenici, che lo consideravano talmente prezioso da battezzarlo “oro liquido”, nel corso della storia gran parte delle popolazioni del Mediterraneo lo hanno utilizzato anche fuori dalla dimensione culinaria. Gli antichi egizi lo usavano per ammorbidire la pelle e lucidare i capelli, mentre gli atleti dell’antica Grecia lo adoperavano come moderni membri di uno staff tecnico per massaggi e frizioni localizzate a temprare i muscoli e scaldarli. Da sempre l’olio d’oliva è stato usato come emolliente, ammorbidente e antinfiammatorio, è un eccellente anti age, perfetto per ogni tipo di pelle, è emolliente, lenitivo, calma le irritazioni cutanee e ridà vita ai capelli sfibrati. L’olio è composto per il 98% da grassi, ma una parte è costituita da sostanze come la vitamina E, che protegge la pelle dall’invecchiamento, evita il formarsi di smagliature, controlla la produzione della melanina e previene la creazione delle macchie senili. L’olio contiene inoltre la vitamina A, che impedisce la secchezza delle mucose; la vitamina D, che permette una buona assunzione del calcio e infine i carotenoidi, che dopo l’assorbimento vengono trasformati in retinolo, un vero nemico dei radicali liberi. Possiede la capacità di penetrare negli strati più profondi della pelle e di riformare il filo idrolipidico, indebolito dai raggi solari e dai detergenti. L’olio d’oliva è molto utilizzato come componente di creme per la pelle ma può essere impiegato anche per impacchi, bagni, maschere ed emulsioni dopo-bagno. È infatti un ottimo tonificante e rivitalizzante.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024