Da anni gli apicoltori italiani portano avanti un’importante battaglia per l’etichettatura trasparente del miele: finalmente, con quella che è stata definita “Direttiva Breakfast”, arriva un primo avallo dall’Europa. La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha infatti sostenuto all’unanimità la proposta, volta a contrastare il fenomeno delle frodi con mieli adulterati e di dubbia provenienza, per la gran parte provenienti da Paesi extra Ue.
Il pacchetto di proposte legislative, votato in questi giorni, contiene svariate ipotesi di modifica della Direttiva Miele 2001/110/CE: un provvedimento che gli apicoltori italiani, insieme a gran parte dei loro colleghi europei, hanno sempre considerato ambiguo e inadeguato a difendere i prodotti apistici di qualità, come anche gli interessi di produttori e consumatori. La Direttiva Miele non obbliga, infatti, a menzionare in etichetta i Paesi di origine e le percentuali del miele impiegato per le miscele presenti sul mercato, offerte a prezzi che mettono in ginocchio il comparto produttivo.
“Le scelte espresse sulla “Direttiva Colazione”, che riguarda soprattutto i consumatori, ma anche noi apicoltori - commenta Raffaele Cirone, presidente Federazione Apicoltori (Fai) - portano verso una maggiore trasparenza delle etichette e rinforzano l’azione di contrasto alle frodi nel miele. Doveroso, da parte nostra, un ringraziamento a tutti gli eurodeputati italiani che con il loro voto convinto hanno difeso la nostra apicoltura”. L’ok arriva anche Confcooperative-Fedagripesca: “la battaglia per un’etichettatura trasparente sul miele è da tempo un’importante priorità per il sistema cooperativo, portata avanti e difesa nei vari contesti, nazionali e comunitari - afferma il presidente Fedagripesca, Carlo Piccinini - non possiamo quindi che accogliere con grande soddisfazione la notizia che arriva dal Parlamento Europeo, che ha vietato la commercializzazione di mieli che non indichino chiaramente in etichetta non solo il Paese di origine del prodotto, ma anche l’indicazione, in caso di provenienza da più Paesi, della rispettiva percentuale nella miscela”.
Già negli anni Ottanta, ricorda la Federazione Apicoltori Italiani (Fai), fu adottato il sigillo tricolore di origine e garanzia “Fai Miele Italiano” che, ancora oggi, i produttori usano per distinguere e certificare la provenienza geografica del loro miele: “L’obiettivo a cui miriamo - aggiunge Raffaele Cirone - è quello di far venire allo scoperto quegli Stati membri dell’Unione Europea che nazionalizzano il miele extracomunitario, aggirando i dazi doganali e commercializzando miscele di mieli a prezzi insostenibili per gli apicoltori europei e italiani. Ben venga dunque il pronunciamento del Parlamento europeo, che, vogliamo tutti augurarci, vorrà presto introdurre l’obbligo generalizzato di etichette trasparenti per il miele”.
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