Piccola discesa per la produzione di “oro rosso”, italiano, il pomodoro trasformato, prodotto base di tante ricette simbolo della cucina mediterranea, dal condimento per la pasta alla pizza, tanto per citare due esempi tra i più rappresentativi e che finiscono quotidianamente sulle tavole del Belpaese e non solo. La campagna di trasformazione del pomodoro, riferita a quest’anno, in Italia. si è chiusa con una produzione di 5,4 milioni di tonnellate di prodotto, in leggera riduzione (-1,3%) sul 2022. A comunicarlo è l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav), storica associazione di rappresentanza delle aziende private che operano nel settore della trasformazione e della conservazione dei prodotti vegetali.
L’Anicav che, nel report, riportato dall’Ansa, registra che, al Nord, il trasformato finale si è attestato a 2,8 milioni di tonnellate (-3% sul 2022), mentre, al Centro Sud, sono state trasformate 2,6 milioni di tonnellate di pomodoro, dato in linea con quello della precedente campagna, nonostante un maggiore investimento in ettari (+5%) sullo scorso anno. In entrambi i bacini produttivi, fa presente Anicav, si è registrato un peggioramento delle rese agricole, cui è corrisposto un calo anche delle rese industriali dei derivati destinati al consumatore finale dovuto all’esigenza di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire elevati standard qualitativi. Una campagna con tempi che si sono allungati, e quindi non facile, condizionata anche dai costi di produzione che restano alti ma anche dall’effetto clima con fenomeni violenti e improvvisi che hanno provocato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino ad inizio novembre.
“Quella appena conclusa - spiega Marco Serafini, presidente Anicav - è stata una delle più lunghe e complesse campagne degli ultimi anni: i continui stop & go legati al susseguirsi di eventi meteorologici avversi, sia nella fase dei trapianti che nel corso della raccolta del pomodoro, hanno prolungato la campagna addirittura fino agli inizi di novembre incidendo in maniera significativa sui costi di produzione industriale, in primis energia e manodopera”.
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