Si può valutare l’andamento dell’inflazione sulla base di una pizza? Considerando che, ben lontana dal Belpaese di cui è figlia, in America il 93% della popolazione ne consuma almeno una al mese, è possibile dire che la pizza guadagna un certo grado di rilevanza, in quanto simbolo amatissimo e consumatissimo della cucina italiana su scala mondiale. E, in proposito, sono buone le notizie per i suoi amanti che arrivano da Eurostat: a dicembre 2023, pizze e quiche (la torta salata tipica della cucina francese) acquistate nell’Unione Europea hanno subito un aumento medio “solo” del 5,9% (su dicembre 2022), contro il +15,9% tra il 2021 ed il 2022.
Benissimo i Paesi Bassi, unico Paese che riesce ad appore il segno meno sul dato che si attesta al -0,9%, ma bene anche Danimarca e Belgio che concludono l’anno rispettivamente al +0,6 ed al +1%. Meno positivi i dati che arrivano da Ungheria, Lussemburgo e Lettonia, che chiudono la classifica con i più alti valori di inflazione per ciò che riguarda questi prodotti: al +13,4%, +11,3% e +10,6%. La patria della pizza, l’Italia, si trova a mezza classifica con un valore pari al +4,3% e davanti alla terra della quiche, la Francia, che si attesta poco sotto al +8%.
Questi dati evidenziano un andamento positivo per la delizia da forno made in Italy per eccellenza e la sua “cugina” d’Oltralpe, caratterizzato da un tasso di inflazione che rallenta in tutti i territori Ue per la gioia dei suoi moltissimi ammiratori.
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