A due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, il 20 febbraio 2022, in Italia, i prezzi al dettaglio di alcuni prodotti di largo consumo continuano ancora oggi a risentire delle conseguenze del confitto bellico: lo riporta uno studio del Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (C.r.c.) che ha messo a confronto i listini di pane, pasta e olio d’oliva in cinque grandi città italiane per capire come siano cambiati i prezzi dal periodo pre-conflitto a oggi, rielaborando i numeri forniti dall’Osservatorio prezzi e tariffe del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Come noto l’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio 2022 portò a forti tensioni sul mercato delle materie prime alimentari - ricorda Furio Truzzi, presidente del C.r.c. - le quotazioni internazionali di grano e mais balzarono alle stelle come conseguenza del blocco alle importazioni da Ucraina e Russia”. E, difatti, i numeri danno ragione a questa affermazione: a Roma un chilo di pane costa oggi in media il 22% di due anni fa, +14,7% la pasta; a Milano l’olio di semi di girasole costa addirittura il 38,9% in più, +23,2% la pasta. Fortissimi i rincari a Bologna: rispetto al periodo pre-guerra, l’olio di semi costa il 47,2% in più, +31,3% la pasta. A Napoli il pane è aumentato in media del 23,9%, la pasta del 17%, con spaghetti, penne e fusilli che costano a Palermo il 19,3% in più su gennaio 2022 (+9,2% il pane).
Unica eccezione alla tendenza ai rialzi è rappresentata dalle città del Sud, che registrano cali nei prezzi al dettaglio dell’olio di semi di girasole, che, a Napoli, scende del 13,2%, del -4% a Palermo ed Roma, che registra prezzi stazionari.
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