Il fenomeno NoLo, termine coniato per indicare le bevande a basso o nullo contenuto di alcol, è una tendenza in costante ascesa: oltre alla birra e al vino, ha intercettato anche il mondo della mixology, con la nascita dei “mocktail”, ovvero i cocktail no alcol. Il nome è composto dalle parole “mock” che significa appunto “sbeffeggiare, scimmiottare” e cocktail: eppure, se solo il 18% degli italiani conosce questo termine (soprattutto giovani tra i 18 e i 34 anni), mentre l’82% ancora lo ignora, una volta spiegato il suo significato si scopre che li consumano un italiano su due, in maggioranza donne (57%). É quanto emerge da un sondaggio condotto da YouGov, società di ricerche di mercato, su un campione di oltre 6.000 intervistati in quattro nazioni europee (Spagna, Italia, Francia e Regno Unito).
Le più frequenti occasioni in cui si ordina un “mocktail” è quando ci trova ad una festa e non si desidera bere alcolici (44%), quando si vogliono limitare le calorie o fare attenzione alla linea (36%), per fare una scelta originale (14%) o per risparmiare (9%). Il driver principale è il divertimento senza alcol, con un consumo proiettato nei bar e nei locali notturni, in momenti speciali o di notte. Tra i top-seller di categoria sono molte le varianti “zero alcol” di cocktail classici, dal Virgin Piña Colada al Virgin Mojito, dal Virgin Margarita fino alla Sangria analcolica.
In generale, oltre ad un generale abbassamento dei consumi di alcol rispetto al periodo pre-pandemico, il report di YouGov testimonia che in Italia il 18% del campione intervistato prenderebbe in considerazione la possibilità di bere cocktail analcolici in futuro. Il mercato ha già cominciato ad innovarsi e ad aggiornare le sue proposte per intercettare la crescente voglia di bevande “alcol free”.
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