Simbolo della Dieta Mediterranea, la migliore al mondo, consigliato da tutti gli esperti per chi cerca un regime alimentare sano ed equilibrato, portatore di cultura, storia e tradizione, ma anche di bellezza del paesaggio, eppure con un futuro incerto e che fa pensare. L’olio di oliva sta attraversando una profonda crisi anche in Italia, e l’ultima campagna sembra averlo trasformato in un “prodotto di élite”, con quantità ridotte e prezzi alle stelle tanto, che con la crisi che continua a mordere e un potere di acquisto a singhiozzo, le scelte degli italiani sovente escludono l’olio di oliva, soprattutto quello extravergine, di qualità, dalla lista della spesa.
La campagna 2024 ha sperimentato difficoltà in tutte le fasi produttive, dalla raccolta, alla presso-pigiatura fino all’imbottigliamento. Un insieme di problemi e fattori che sta spingendo il settore a un passo soltanto fino a qualche anno fa impensabile: trasformare l’olio in un prodotto stagionale. A certificare questo nuovo inedito scenario sono gli ultimi dati di una ricerca prodotta da un’indagine di Istituto Piepoli, secondo il quale molti italiani (un consumatore di olio su tre) hanno cambiato abitudini di acquisto e di utilizzo a seguito dell’aumento dei prezzi dell’olio che si sono verificati nell’ultimo anno. Una crisi dei consumi che si accompagna a quella climatica, i cui effetti sono sempre più diretti e marcati per i produttori ma anche una “depressione ciclonica”, risultato di “molteplicità causali convergenti”, come avrebbe scritto Carlo Emilio Gadda, che sta inducendo la filiera a un profondo ripensamento dei modi e paradigmi di produzione e distribuzione. Una tempesta perfetta non circoscritta ai confini della penisola.
Tra le “causali convergenti” c’è da annoverare anche lo scenario, altrettanto difficile, che sta interessando la filiera spagnola dell’olio, fino al recente passato in grado di “inondare” il mercato con prezzi competitivi. Tutto questo non si è ripetuto nell’annata 2023-24, portando al raddoppio del costo medio a litro sugli scaffali della Gdo e all’allontanamento dei consumatori. Secondo lo Studio Piepoli, infatti, l’aumento del prezzo da 4 a 9 euro a bottiglia ha cambiato le abitudini d’acquisto del 30% dei consumatori: in particolare, il 47%, ha diminuito acquisto e consumo del 30% mentre il 40% lo ha dimezzato. Il 45% ha cambiato le proprie abitudini alimentari, utilizzando per la cottura e il condimento olio di semi (o economici). La ricerca dello Studio Piepoli evidenzia che quasi il 50% degli intervistati individua il prezzo giusto per una buona bottiglia di olio extravergine italiano in 7 euro.
Una fuga dall’olio che, già nei prossimi anni, potrebbe portare a ridurre i consumi del 40% e sono questi numeri che spingono il sistema produttivo a considerare l’idea di trasformare l’olio d’oliva in un prodotto stagionale, al pari di altri prodotti dell’ortofrutta. “L’olio - spiega Sara Merigo, ad Istituto Piepoli - è da sempre, in Italia, un prodotto largamente consumato dai cittadini e la riduzione dei consumi da un lato, unita alla trasformazione delle abitudini dall’altro, inciderà su lungo periodo su un comparto che rappresenta una vera eccellenza italiana. Da un lato, i consumatori sono consumatori sempre più attenti: il 47% degli intervistati afferma di diversificare l’utilizzo dell’olio preferendo quello italiano o Igp per il condimento e scegliendo di utilizzare l’olio di provenienza comunitaria per la cottura. D’altro canto, però, 1 consumatore su 3 ha ridotto il consumo di olio a causa dell’aumento di prezzo e di questo 30%, poco più della metà acquista meno del 50% di olio che acquistava una volta”.
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