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BELPAESE

Opportunità per bar e ristoranti, ma anche per le amministrazioni: l’età dell’oro dei dehors

Il business viaggia con la promozione del decoro urbano, e gli spazi all’aperto consentono di vivere la bellezza di borghi e città
BAR, DEHORS, RISTORANTI, spazi all'aperto, Non Solo Vino
I dehors possono rappresentare un’opportunità per tutti

Un aperitivo con vista su una piazza storica, un pranzo all’aria aperta in città, o una cena con affaccio sulla movida: se da un lato i dehors - gli spazi esterni di bar e ristoranti - rappresentano un’ottima opportunità per i locali per aumentare il proprio appeal ed allargare la clientela (e quindi i ricavi), dall’altro offrono alle pubbliche amministrazioni la possibilità di intervenire in senso positivo sul decoro urbano, migliorando l’aspetto di piazze e strade attraverso la concessione del suolo pubblico. Anche se sono sempre esistiti, negli ultimi anni i dehors stanno vivendo la loro età dell’oro, avviata in seguito al Covid, quando sono state concesse una serie di deroghe e permessi - tuttora in vigore - per consentire ai locali di sfruttare al massimo gli spazi all’aperto. Con la legge 214/2023 è stato infatti prorogato fino al 31 dicembre 2024 il regime di semplificazione su dehors e tavolini all’aperto, che permetterà ai titolari di pubblici esercizi di non richiedere l’autorizzazione paesaggistica e culturale per gli spazi esterni funzionali all’attività di somministrazione di alimenti e bevande.
Il tema, con l’arrivo del caldo e della bella stagione, sta particolarmente a cuore agli addetti ai lavori: del resto bere un aperitivo o fare cena all’aperto piace a tutti, in particolare ai turisti, che così possono immergersi nella bellezza delle città e dei borghi italiani. E se è vero che spesso l’occupazione del suolo pubblico può prevedere, come effetto collaterale positivo, il recupero di strade e piazze degradate, è altrettanto vero che non deve rappresentare un elemento di disordine. A tale proposito sono sempre di numerose le pubbliche amministrazioni che stilano regolamenti precisi a cui le attività di somministrazione devono attenersi nel progettare i propri dehors: dall’insegna alle tende, passando per tavolini e sedie, molto spesso i Comuni (insieme alle associazioni di categoria e in certi casi alla Sovrintendenza) redigono un Abaco in cui codificano e uniformano le scelte a disposizione, dai colori ai materiali.
I dehors rappresentano, a tutti gli effetti, una componente dell’arredo urbano, e per questo molti Comuni emanano strumenti dettagliati per disciplinare tipologia e aspetto di tavolini, sedute, ombrelloni, tende, pedane al suolo, strutture di copertura, elementi di delimitazione laterali e altri elementi accessori. Ci sono naturalmente anche limiti di legge prestabiliti: nelle strade e nelle aree pubbliche i dehors devono lasciare uno spazio sufficiente per il transito di mezzi di polizia e di soccorso, dei pedoni, dei disabili e delle biciclette.
Dopo la pandemia si è diffusa una sensibilità diversa, che predilige spazi più ampi per la consumazione di alimenti e bevande e la possibilità di una socializzazione più informale. Eppure in alcuni casi i dehors possono anche costituire oggetto di polemica: basti pensare alla proposta di regolamento del Comune di Milano, redatta in questi giorni, in cui si prevederebbe, per tutta la stagione estiva, il divieto di utilizzo dei dehors dopo le ore 24, allo scopo di ridurre i fastidi della movida notturna e dei conseguenti schiamazzi per i residenti.

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