Un coro di “no” contro la “sugar tax”, la tassa sulle bevande analcoliche dolcificate, pensata per contrastare l’obesità ed abitudini alimentari poco corrette, ma che ha scatenato forti divisioni e scenari poco rosei, dall’aumento dei prezzi dei prodotti in bar e ristoranti da “scaricare” sul consumatore, ai rischi sull’occupazione nelle aziende. Le associazioni di categoria sono state chiare su come la pensano, ad iniziare da Coldiretti che ha detto come “la sugar tax è una misura distorsiva che penalizza imprese e famiglie, danneggiando la filiera agroalimentare made in Italy”. Un’affermazione arrivata “in merito all’inserimento di un emendamento del Governo nel decreto legge Superbonus che farebbe scattare la tassa sulle bevande analcoliche zuccherate dal 1 luglio. Si tratta di un provvedimento che andrebbe a colpire la produzione nazionale favorendo il consumo di alimenti ultra-processati che nulla hanno di naturale già promossi da sistemi di etichettatura ingannevoli, come il Nutriscore”. Il presidente Ettore Prandini ha aggiunto che “siamo stati i primi a chiedere pubblicamente un intervento del Governo per rivedere una tassa che rischia di danneggiare le imprese agroalimentari già colpite dall’aumento dei costi di produzioni causato dalle guerre e dalle tensioni internazionali”.
Secondo Confagricoltura, “il mancato rinvio della Sugar Tax penalizzerebbe indiscriminatamente qualsiasi tipo di bevanda e inasprirebbe la crisi della domanda con effetti pesanti su tutta la filiera agroalimentare”. La Confederazione ha specificato di aver “sempre contestato l’introduzione del tributo che avrebbe effetti fortemente negativi sulle imprese agroalimentari, sull’occupazione e anche sui consumatori per l’inevitabile aumento dei prezzi del prodotto finale. Colpisce anche che alla Sugar Tax venga riservato un trattamento diverso rispetto alla Plastic Tax, ancora rinviata, creando uno squilibrio tra le due misure. L’auspicio - conclude Confagricoltura - è che ci siano i margini per rivedere l’intera norma, evitando di andare a colpire un comparto già alle prese con forti restrizioni e costi di produzione elevati, a fronte di margini sempre più stretti”.
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