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ATTUALITÀ

L’appello lanciato da Coldiretti alla nuova Commissione Ue: “servono più risorse per l’agricoltura”

Misura necessaria, per il presidente Ettore Prandini, “a colmare il gap con Usa e Cina che garantiscono ai rispettivi settori molte più fondi”

“È essenziale che la nuova Commissione Ue faccia salire il budget per l’agricoltura per evitare che la produzione alimentare europea crolli, mettendo a rischio i 620 miliardi di euro del sistema agroalimentare italiano e favorendo le importazioni dai Paesi terzi. Servono più risorse per colmare il gap con Usa e Cina che garantiscono ai rispettivi settori molti più fondi”. Questo è l’appello lanciato dal presidente Coldiretti, Ettore Prandini, oggi, in occasione dell’Assemblea nazionale, a Palazzo Rospigliosi a Roma, della più grande organizzazione agricola dell’Unione, all’indomani del voto per l’elezione di Ursula von der Leyen, confermata alla guida dell’esecutivo Ue per i prossimi cinque anni. Presenti all’appuntamento, insieme alle imprese agricole provenienti da tutte le regioni italiane, il vice Premier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia, il presidente Ice Matteo Zoppas, l’ad Bf (Bonifiche Ferraresi, ndr) Federico Vecchioni, e il segretario generale Coldiretti Vincenzo Gesmundo. La Politica agricola comune in Europa, ha ricordato Coldiretti, vale 386 miliardi di euro in totale fino al 2027, di cui 35 miliardi di euro in Italia, un ammontare che mette le aziende agricole dell’Unione in una situazione di svantaggio rispetto al resto del mondo.
“A chi dice - ha sottolineato Prandini - che la Politica agricola comune pesi troppo sul bilancio europeo serve ricordare che negli Usa il “Farm bill” vale 1.400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione Europea. Per stare al passo con la sfida geopolitica servono quindi più risorse per la Pac. Alla nuova Commissione Europea chiediamo di accompagnare lo sviluppo del settore, investendo concretamente su innovazione e sostenibilità ma anche destinando una volta per tutte i fondi solo ai veri agricoltori, non ad esempio agli aeroporti con terreni”.
Fondi necessari, sostiene Coldiretti, per sostenere la produzione agricola “messa sempre più a rischio dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle tensioni internazionali che fanno esplodere i costi di produzione abbassando il reddito degli agricoltori, con il rischio di un crollo della produzione alimentare che andrebbe a danneggiare in primis le fasce più deboli della popolazione. L’aumento della dipendenza dell’estero porterebbe un netto trasferimento di ricchezza fuori dai confini dell’Unione, tagliando risorse preziose per le misure a favore del settore produttivo e dei cittadini, a partire da quelli più poveri. Le politiche sul cibo sono strettamente dipendenti dal livello di sovranità alimentare del Paese e non è un caso che lo stesso Farm bill americano destini parte delle risorse all’acquisto di buoni alimentari per gli indigenti”.
Al tema delle risorse “si abbina quello della semplificazione burocratica e del rispetto del principio di reciprocità”. Coldiretti chiede “una semplificazione ancora più profonda di tutte le regole della Pac che gravano su tutte le aziende, a prescindere dalla loro dimensione, considerato che oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche. Ma anche con politiche “verdi” che valorizzino il ruolo dell’agricoltore nella tutela dell’ambiente, rispetto alle follie estremiste che hanno sino ad oggi caratterizzato l’applicazione del green deal. Ma in Europa deve imporsi anche il principio di reciprocità: le regole imposte ai produttori europei devono valere per chi vuole vendere nell’Ue. Se così non accade si traduce in concorrenza sleale. Il tema del caporalato di cui si dibatte molto è strettamente connesso a questa emergenza. E occorre - conclude Coldiretti - anche cambiare il codice doganale sull’origine dei cibi che consente oggi di spacciare per cibo italiano quello che italiano non è”.

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