In un 2024 di grande difficoltà per il mercato dei fine wines, dopo un 2023 già in netto calo dopo anni di crescita importante, l’Italia, che non vola ma si difende meglio degli altri (come abbiamo raccontato qui), guadagna prestigio e autorevolezza con le sue etichette più prestigiose. A testimoniarlo è il “Liv-Ex Power 100” 2024, appena pubblicato, con il Belpaese che può festeggiare con un doppio podio, perché se alla posizione n. 1 si nota l’exploit di Vega Sicilia, uno dei brand più celebri del vino di Spagna e del mondo, profondamente legato alla zona di produzione dell’alta valle (Castiglia e León) del fiume Duero, protagonista di un balzo di ben 55 posizioni, alla n. 2 c’è Gaja, icona delle Langhe e primo brand italiano in classifica, ancora una volta (nel 2023 era alla n. 7 e nel 2022 alla n. 38 a dimostrazione di una scalata, continua, importante) e, alla n. 3, Tenuta San Guido, la culla del “Sassicaia”, della famiglia Incisa della Rocchetta, l’espressione più rinomata di Bolgheri. San Guido che scala 54 posizioni per un altro risultato che dimostra il valore di un vino-icona. Gaja, fa notare Liv-Ex, si è rivelato un esempio in controtendenza perché in un “mercato crollato negli ultimi due anni”, la prestigiosa griffe ha scalato la classifica. Un marchio, quello di Gaja, “costruito con cura e coerenza nel corso di decenni, ben noto e affidabile”. Un particolare che “si riflette nell’ampiezza dei vini commercializzati con 70 annate di 13 etichette diverse che sono passate di mano negli ultimi 12 mesi”. Un valore confermato anche dal fatto che si tratta di “uno degli 11 marchi della Power 100 il cui prezzo medio non è sceso nell’ultimo anno”. Il Sassicaia viene, invece, definito dal Liv-Ex come “una scommessa sicura in un mercato al ribasso”, sottolineando come “il Sassicaia 2020 è stato il terzo vino più scambiato in valore e l’ottavo in volume nel periodo considerato per il Power 100”.
La “rivoluzione” nella Top 10 continua alternando comunque delle conferme come, dalla Borgogna, Joseph Drouhin/Drouhin Vaudon alla n. 4 (era alla n. 5 nel 2023), Château d’Yquem (Bordeaux) che passa dalla n. 2 alla n. 5, Henri Boillot (Borgogna) alla n. 6 (dalla n. 8), Mouton Rothschild (Bordeaux) alla n. 7 (dalla n. 12 nel 2023), Penfolds (Australia) alla n. 8 (+3 posizioni), Leroy (Borgogna) alla n. 9 (-1 posizione sul 2023) e Cheval Blanc (Bordeaux) che scivola dalla n. 6 alla posizione n. 10. A livello di territori, la Borgogna continua ad essere leader con 30 etichette, ma ne perde 7 rispetto a dodici mesi fa. Bordeaux ne ha 25 (-5), mentre l’Italia, in terza posizione, sigla il proprio record con 22 etichette, ben 9 in più sul 2023, con la Toscana che segna il 9,6% di share totale, quinta in assoluto, facendo meglio del 7,2% del 2023, e con il Piemonte subito dietro, e in crescita, con il 4% (3,5% nel 2023). Dietro Gaja e Tenuta San Guido, tra i top brand italiani, c’è Roagna, uno dei nomi più quotati e di riferimento della denominazione piemontese, alla n. 15 (n. 46 nel 2023). Precede la griffe del Barolo Giuseppe Rinaldi alla posizione n. 18 (era alla n. 15 nel 2023), mentre sale alla n. 20 Giacomo Conterno “la casa del Barolo Monfortino” (che era alla n. 27). Continua a crescere anche Biondi-Santi, “culla” del Brunello di Montalcino e oggi del Gruppo Epi della Famiglia Descours, alla n. 23 (era alla n. 35 nel 2023 e addirittura alla n. 134 del 2022). Un balzo significativo è anche quello di Masseto, gioiello del Gruppo Frescobaldi, alla n. 26 (era alla n. 73), e sale anche Bruno Giacosa, altra punta di diamante del Piemonte enoico, alla n. 33 (rispetto alla n. 44 del 2023).
In Top 40, alla numero 39, c’è il Tignanello di Antinori (alla n. 20 nel 2023), in un anno in cui una delle etichette gioiello di Antinori, che festeggia i 50 anni dalla prima uscita sul mercato (con la vendemmia 1971, nel 1974, celebrata anche da un’asta eccezionale, per la prima volta ex cellar, battuta da Christies’s), ha conquistato posizioni di vertice di “Top 100” internazionali come quella di “Wine Spectator” e quella di “Vinous” di Antonio Galloni. Ancora, posizione n. 43, per Ornellaia del Gruppo Frescobaldi (n. 34 nel 2023) e sensazionale scalata per Soldera Case Basse, una delle espressioni più alte e “ricercate” dai collezionisti dei vini di Montalcino, che passa dalla n. 199 alla n. 45, il “salto” più grande tra i produttori italiani. Ma non è l’unico exploit che arriva da Montalcino, perché alla n. 49 c’è Stella di Campalto (alla n. 134 nel 2023), mentre un brillante risultato lo firma anche la cooperativa Produttori del Barbaresco alla posizione n. 55 (era alla n. 143 nel 2023). In ascesa figura un altro grande nome del vino italiano, Giuseppe Quintarelli, icona della Valpolicella alla n. 64 (n. 89 nel 2023), ma anche Bartolo Mascarello, storica cantina di Barolo, alla n. 67 (dalla n. 140 nel 2023). Si resta nelle Langhe con la griffe Vietti alla n. 71 (n. 62 nel 2023), mentre un’altra eccellenza di Toscana, il Solaia di Antinori, si piazza alla n. 80 (n. 101 nel 2023), e che, quindi, bissa, con questa etichetta supercelebrata, il Tignanello, che, come già scritto, è in posizione n. 39. Una delle griffe più importanti del Chianti Classico, invece, come Fontodi, si piazza alla casella n. 86 (n. 106 nel 2023), mentre Casanova di Neri, tra i riferimenti del Brunello di Montalcino, è alla n. 88 (n. 118 nel 2023). E, sempre in Toscana, ma ancora nel versante Chianti Classico, Castello dei Rampolla segna il proprio ingresso nella Top 100 alla n. 90 (era alla n. 217 nel 2023). Il Brunello di Montalcino chiude gli ultimi due nomi del Belpaese nella “Liv-Ex Power 100” con Poggio di Sotto (Gruppo ColleMassari) alla n. 95 (n. 147 nel 2023), e Valdicava alla n. 97 (n. 124 nel 2023).
L’Italia, sottolinea il report Liv-Ex, si distingue per aver ottenuto i maggiori risultati nel Power 100 del 2024, occupando 22 posti, 9 in più rispetto allo scorso anno, ormai alle “calcagna” di Borgogna e Bordeaux. E se la Toscana, e in particolare il terroir di Montalcino, ha ottenuto i maggiori incrementi di posizione, uno sguardo più approfondito rivela un insieme eterogeneo dei produttori italiani che sono entrati nella lista di quest’anno, a dimostrazione di un panorama enoico vivace e dove l’omogeneità sta nella qualità della proposta. Più delicato il discorso riguardo alla Francia: per il Liv-Ex, come lo scorso anno, Bordeaux “rimane certamente la scelta migliore e più ampiamente condivisa: i meccanismi sono rimasti invariati e la liquidità è ancora il suo punto di forza. Tuttavia, nel mercato attuale, non è necessariamente la scommessa più sicura, in particolare per le annate recenti che sono crollate a causa dei prezzi di rilascio praticamente su tutta la linea”. La Borgogna, invece, pur rimanendo la regina nel Power 100, per Liv-Ex è una “vittima del proprio successo. Considerati i volumi elevati ed i prezzi accessibili che hanno caratterizzato i maggiori rialzi del 2024, non sorprende che la Borgogna se la sia cavata male quest’anno. Ciò si riflette nell’indice Borgogna 150 che è sceso del 14,7% nell’ultimo anno e del 27,8% dal picco dell’ottobre 2022”. A livello generale, il mercato dei fine wines del 2024, sottolinea il Live-Ex, “è stato caratterizzato da due tendenze. Innanzitutto, l’attività è rimasta elevata: il numero di vini scambiati è rimasto costante. Lo vediamo nel Power 100: il conteggio delle operazioni per l’elenco 2024 è superiore del 7,9% rispetto all’elenco 2023. In secondo luogo, gli acquirenti tendono ad essere riluttanti ad acquistare quantità di bottiglie che non possono spostare rapidamente, con un conseguente calo dei volumi scambiati del -6,5%”. Nelle conclusioni viene evidenziato come “man mano che la fiducia si è allontanata dal mercato, i player si sono orientati verso i marchi che rappresentano le scommesse meno rischiose”. Ma se l’anno scorso la maggiore certezza sembrava essere “Bordeaux, quest’anno si tratta di marchi che ne condividono molti tratti, ma non il suo terroir, e che sono saliti ai vertici. Volume, liquidità, marchio storico e prezzi che invitano a stappare le bottiglie sono i loro biglietti da visita. E, dato che il mercato è ancora alla ricerca di un punto di svolta, è improbabile che questa rotta cambi nel breve termine”.
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