Allentare la Legge Evin in Francia, che dal 1991 vieta la promozione di bevande alcoliche (vino, birra e liquori), e distinguere: più libertà nelle pubblicità dedicate al vino, mantenere il medesimo tenore per gli altri alcolici. È la proposta di Christophe Barthès, deputato del Rassemblement national, il partito francese di destra il cui leader è Marine Le Pen e produttore vinicolo con una cantina a Trèbes, vicino Carcassonne, nell’Aude. Tre i punti focali su cui si reggerebbe la nuova normativa secondo il politico: “il primo, rimuovere le campagne pubblicitarie ostili al vino e tutto ciò che fa credere che consumare vino in modo ragionevole sia dannoso per la salute - ha spiegato a “Le Figaro Vin” - poi, effettuare ogni anno un’indagine per distinguere i decessi legati all’alcol “forte” e quelli legati invece al vino. Infine, tornare a consentire la pubblicità di quest’ultimo negli impianti sportivi”. Su questo aspetto, il deputato evidenzierebbe anche un doppio vantaggio: ovvero, permettere a quelle società o attività in difficoltà di generare maggiori introiti pubblicitari.
Barthès, viticoltore e candidato sindaco a Carcassonne per il 2026, dribbla l’ombra del conflitto di interesse e punta il dito contro vodka e whisky: sono questo tipo di alcolici, secondo lui, a causare i maggiori danni per la salute. “Soprattutto tra i giovani - dice - che si ubriacano di più con i cocktail”. Eletto come primo della lista nel 2022 nella circoscrizione dell’Aude, uno dei dipartimenti con la maggiore superficie vitata della Francia, la proposta di Barthès è stata seguita e firmata da 80 deputati del suo gruppo politico al Rassemblement national. L’invito è rivolto a (quasi) tutti: “ognuno può aderire, ho inviato il testo a chiunque tranne che a Le France Insoumise (il partito di sinistra radicale fondato da Jean-Luc Mélenchon, ndr). Forse qualcuno non vuole firmarla per ragioni politiche - racconta - ma mi sembrerebbe strano vedere politici eletti in regioni vitivinicole, che sono molti, non votare in favore di questa proposta. È un dibattito transpartitico. Nel 2010 il vino veniva riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio della cultura francese e tutta la classe politica dovrebbe rallegrarsene ed esserne orgogliosa”.
La Legge Evin dal 1991 ha già vissuto alcuni emendamenti: l’ultimo in ordine di tempo quello relativo all’estensione della normativa anche all’interno dei social network (come raccontato qui), mentre nel 2015 fu consentita la promozione dell’enoturismo per le regioni vinicole. Una modifica non sufficiente, evidentemente, per Barthès che adesso punta a risollevare la viticoltura francese, che sta attraversando una grave fase di crisi economica ed ecologica. Il disegno di legge, presentato il 19 dicembre, è ora all’esame della Commissione Affari Sociali, nel clou del Dry January, la sfida che prevede un mese intero di astinenza dall’alcol dopo gli stravizi delle feste e che sta raccogliendo sempre più seguaci, anche in Francia: “una bufala - secondo Barthès - i viticoltori non hanno bisogno di questa contro-pubblicità, soprattutto in questo momento”.
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