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IL 17 GENNAIO

“World Pizza Day” 2025: solo in Italia, se messe in fila, se ne consumano 6.400 km all’anno

Un settore che muove un fatturato di oltre 15 miliardi. Le ultime tendenze? Le varianti dolci e una diversificazione che riflette le tradizioni locali
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Pizza d’autore & bollicine italiane (credit: Facebook/La Filiale-L’Evoluzione della Pizza)

 “La vera pizza è quella che parla della storia, della cultura e del territorio da cui proviene. La pizza deve avere una sua narrazione, perché ogni pizza ha origini diverse”: ipse dixit, il maestro Franco Pepe, il miglior pizzaiolo al mondo, che, dalla Margherita Sbagliata ad Authentica, la pizzeria più piccolo al mondo, nell’ultimo decennio, più ha inciso sul modo di considerare la pizza, elevandola al rango della cucina stellata, a partire da Pepe in Grani a Caiazzo, a Caserta (e, tra le altre, fino in Franciacorta, sdoganando il connubio della pizza d’autore con i grandi vini italiani, bollicine in primis, a La Filiale de L’Albereta, tra i vigneti di Bellavista, ndr), nel cuore della Campania. È qui che è nata la pizza e, nonostante siano in tanti i Paesi a rivendicarne la paternità, solo la regione, e Napoli in particolare, possono vantare il riconoscimento Unesco per “L’Arte del pizzaiuolo napoletano” come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Ma è altrettanto vero che, oggi, la pizza non è solo e semplicemente il simbolo del made in Italy in ogni angolo del Pianeta: è anche il piatto, forse, universalmente più amato, e che sarà celebrato con il “World Pizza Day” 2025, il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate, patrono anche dei fuochi e di tutti i mestieri che ne fanno uso, come i pizzaioli.
Di certo c’è che la pizza è la più amata dagli stessi italiani, basta guardare il boom delle consegne a domicilio, con un consumo, secondo i dati del food delivery Just Eat, di 5,12 milioni di chili ordinati nel 2024, che, se messi in fila, coprirebbero 6.400 chilometri, e una media giornaliera di oltre 14.000 chili, in una delle 40.000 pizzerie - di cui il 10% in Campania - e 15.000 con asporto disseminate in tutto il Belpaese, dalle grandi città ai piccoli borghi. Il picco di consumo, segnalano gli analisti, è nei fine settimana e il sabato è il giorno in cui si è registrato il volume di pizza più alto, con oltre 1,2 milioni di chili venduti in un anno. Le pizze più amate? Le classiche Margherita, Diavola e Capricciosa. Un comparto che muove un fatturato di oltre 15 miliardi l’anno, con un’occupazione di 100.000 addetti a tempo pieno e altrettanti 100.000 nei fine settimana, stima Coldiretti, sottolineando come la filiera a monte della pizza sia fatta di fornitori di mozzarella, pummarola, farina, olio, lievito, verdure di stagione, salumi, formaggi e pesce.
Un settore in continua evoluzione che contempla oggi farine selezionate o impasti innovativi, lievitazioni perfette o audaci esperimenti, cottura nel tradizionale forno a legna o in varianti high-tech, cornicioni soffici o ripieni, topping che spaziano dal classico al creativo, ma ancora non “maturo”, secondo Fipe Confcommercio che, nei giorni scorsi, ha lanciato l’Osservatorio socio-economico della pizza napoletana, uno strumento per aiutare gli imprenditori a capire dove va il mercato, nato per iniziativa dell’Avpn (Associazione Verace Pizza Napoletana) insieme con Università Parthenope e Cnr/Dipartimento Scienze Umane e Sociali Patrimonio Culturale. Con Avpn che, per il “World Pizza Day”, ha lanciato il “Vera Pizza Day”, la maratona no-stop per raccontare la pizza e il suo valore culturale attraverso masterclass in 19 Paesi di tutti i continenti (in diretta su YouTube), tra cui le novità costituite da Qatar e Filippine, e persino in collegamento con gli scienziati della Base Concordia in Antartide.
Ma la conferma della vitalità del settore arriva anche dal “Sigep World - The World Expo for Foodservice Excellence” di Italian Exhibition Group alla Fiera di Rimini (18-22 gennaio), che nell’edizione 46, si arricchisce di un focus dedicato esclusivamente alla pizza, e che vedrà protagonisti pizzaioli stellati e chef come i Fratelli Coppola, Ciro Salvo e Giacomo Devoto, e di fama mondiale come Francesco Pone, Vincenzo Esposito e Fulvio Belfiore.
Le ultime tendenze formato pizza? Le varianti dolci: dalla pizza con crema di nocciole alle versioni con pistacchio e mascarpone. Ma anche il fatto che città come Verona, Roma, Napoli e Milano hanno visto crescere il consumo di pizza con una diversificazione che riflette la ricchezza delle tradizioni locali. “La pizza è più di un semplice cibo. È un simbolo di convivialità, di cultura, di storia. È un linguaggio universale che parla a tutti, indipendentemente dalla lingua o dalle origini”, dice, infine, lo chef Ciro di Maio, che accoglierà tutti i suoi clienti, nella Pizzeria San Ciro a Brescia, omaggiandoli con delle “mini pizzette della felicità”.

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