Il settore “pesa” 5 milioni di tonnellate e l’Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro da industria dopo California e Cina. Lungo tutto lo Stivale ci sono 75.000 ettari dove l’“oro rosso” viene coltivato: il 55% al Nord Italia e il 45% al Centro Sud, con superfici in aumento (+10,8%) e una produzione in flessione (-2,5%), sostanzialmente a causa della riduzione delle rese, che si può stimare in un -12% tra il 2023 ed il 2024. E mentre all’orizzonte si affacciano l’aumento della popolazione mondiale, con il relativo fabbisogno di cibo accessibile, sano e sostenibile per tutti (secondo una stima dell’Onu entro 60 anni saremo 10,3 miliardi di persone, ndr), i cambiamenti climatici e le varie tensioni mondiali, l’agricoltura e l’industria alimentare dovranno assicurare, e assicurarsi, a livello globale, la sicurezza del cibo e la sostenibilità delle filiere. Così, sulla scia del successo del Protocollo d’intesa della filiera grano-pasta, Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno lanciato, ieri a Roma, il nuovo progetto dedicato al comparto del pomodoro da industria: l’obiettivo è avvicinare l’offerta del mondo agricolo con la domanda dell’industria, creando al contempo valore aggiunto e maggior efficienza per l’intera filiera produttiva.
“L’esperienza nasce sulla base di un’analisi ampia delle criticità con la filiera e ha già permesso l’avvio della progettualità pilota in linea con l’intesa tra le due associazioni - ha spiegato Emanuele Blasi, professore di Economia e Politica Agraria e Agroalimentare all’Università della Tuscia - l’iniziativa ha già raccolto delle manifestazioni d’interesse da parte di aziende agricole e industrie di prima trasformazione e, seppur in fase pre-campagna, osserverà non soltanto la coltura in campo, ma anche la relazione commerciale all’interno della filiera. Il tutto con l’intento di identificare un modello che possa essere replicato in più contesti”.
A partire dall’estate 2024, infatti, il team di lavoro coordinato dal professore ha avviato una fase di confronto con la parte agricola e quella industriale, oltre ad aver agevolato la raccolta dei fabbisogni e la condivisione delle priorità di intervento funzionali a rendere la filiera del pomodoro da industria italiana sempre più coesa e competitiva, e pronta a rispondere alle future sfide per il settore. Gli elementi emersi dall’analisi hanno permesso l’avvio di nuove modalità gestione delle relazioni contrattuali e commerciali, facendo ricorso a nuove tecnologie, modelli di business e innovazioni organizzative. Inoltre, durante il 2025, verrà testato un ricco portfolio di pratiche da imprese agricole e industrie di prima e seconda trasformazione al fine di restituire indicazioni utili a garantire produzioni di qualità e sostenibili, il cui valore aggiunto possa diventare patrimonio di tutte quelle imprese disposte ad investire per il consolidamento della filiera del pomodoro italiano.
“Dove c’è collaborazione, dove c’è il Sistema Italia, c’è senza dubbio possibilità di migliorare la capacità di espandersi sui mercati e garantire un’economia di scala sul processo produttivo per ripartire in maniera più equa il valore aggiunto che il made in Italy offre - ha dichiarato Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, alla conferenza stampa di presentazione del progetto - ringrazio tutti quelli che quotidianamente lavorano con l’ambizione di rendere forte l’Italia in un mondo più equo e giusto nel quale il nostro Paese ha un ruolo storico d’avanguardia”. “Credo che oggi più che mai abbiamo necessità di fare squadra. Siamo chiamati tutti nell’arco di qualche anno a delle sfide molto difficili su cui, non dico ci giocheremo il futuro, ma certamente la capacità, da parte delle nostre imprese, tutte, che saranno fortemente condizionate dalla capacità di stare sul mercato - ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura - oggi si opera su un mercato globale e i prezzi sono internazionali, nel bene o nel male. Bisogna essere competitivi e produttivi”.
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