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TASSA SULLE BEVANDE ZUCCHERATE

Rinvii, appelli e ricorsi: nessuno digerisce la Sugar tax, ma a luglio dovrebbe entrare in vigore

L’imposta che dal 2019 viene procrastinata è da introdurre nel 2025, ma è stato chiesto un nuovo posticipo. E il Tar boccia il reclamo di Assobibe
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Il percorso travagliato della Sugar tax, la tassa sulle bevande zuccherate

La Sugar tax si conferma una pillola difficile da digerire e da far digerire e stavolta non basta neanche “un po’ di zucchero” per farla scivolare giù. E così l’imposta sulle bevande zuccherate vive da anni nel limbo della procrastinazione continua: basti pensare che ad inserirla nella Legge di bilancio per la prima volta fu il governo Conte II nel 2019, ma da allora non è mai stata resa effettiva e continuamente rinviata. L’ultimo posticipo in ordine di tempo è quello di luglio scorso, quando con il via libera della Commissione finanze del Senato fu trovato l’accordo per introdurre la tassa a partire dal 1 luglio 2025, ad un anno di distanza. Ma mentre i mesi scorrono e l’estate progressivamente si avvicina, il decreto Milleproroghe può servire degli assist perfetti. E così hanno fatto Forza Italia, Lega e Italia Viva che hanno presentato ciascuno una propria proposta di rinvio ad un anno (e quindi al 1 luglio 2026) per posticipare l’entrata in vigore dell’imposta sulle bevande zuccherate. In una dichiarazione generale, che comprendeva anche il taglio dell’aliquota Irpef, il vicepremier Antonio Tajani aveva asserito come “la riduzione delle tasse” sia “fondamentale per la crescita economica” e che “giusto” sarebbe “anche rinviare la sugar tax per sostenere molti settori produttivi”. Di contro invece, il Movimento 5 Stelle avrebbe chiesto di anticipare l’introduzione a marzo 2025. Il comparto della produzione, al pari di tutta la filiera impegnata in qualche modo nel mondo del beverage, citato da Tajani del resto è da sempre stato il principale oppositore dell’imposta. A dicembre Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, scrisse direttamente all’esecutivo, in un appello congiunto insieme a Confagricoltura, Federalimentare, Federdistribuzione, Cisl, Cgil, Uila Nazionale, Centromarca, Unione Italiana Food, Italgrob, Confida, Anfima, Federazione Carta e Grafica, Federazione Gomma Plastica e Assovetro per chiedere a gran voce di neutralizzare la Sugar tax, citando in causa ripercussioni su consumi, con meno Iva generata, oltre al potenziale impatto su occupazione, investimenti e burocrazia con l’aggiunta di nuove procedure aziendali. Inoltre veniva rimarcato come, anche da un punto di vista salutistico, la Sugar tax introdotta in altri Paesi non avesse prodotto risultati positivi nemmeno sul fronte della salute pubblica, con trend di obesità rimasti in crescita (dati Oms), tanto che alcuni (Norvegia, Islanda, Danimarca, Australia e Israele, ndr) l’hanno poi eliminata. Assobibe ha anche fatto ricorso al Tar del Lazio sull’incostituzionalità della normativa e l’incompatibilità eurounitaria, oltre a vizi di forma sul decreto del Ministero dell’Economia del maggio 2021 che disciplinava l’introduzione della Sugar Tax. Un reclamo che è stato respinto dal Tribunale nei giorni scorsi, non essendo state riscontrate illegittimità.
Una voce di supporto alla battaglia di Assobibe, e ai firmatari dell’appello, comunque è arrivata poi anche dal mondo accademico:
“l’entrata in vigore della Sugar tax, potrebbe generare un effetto domino con esiti socio-economici fortemente negativi per il sistema agroalimentare italiano, senza peraltro garantire alcunché di certo sotto il profilo della tutela della salute - ha dichiarato Cesare Pozzi, docente di Economia Industriale all’Università Luiss Guido Carli di Roma, con dati alla mano - in un’ipotetica graduatoria del consumo medio pro-capite di bevande zuccherate, infatti, il nostro Paese si colloca non solo all’ultimo posto fra gli Stati europei, ma con un valore nel 2022 di 54 litri all’anno che è circa il 45% inferiore rispetto ai 98 litri all’anno della media europea. Le raccomandazioni dell’Oms relative all’introduzione di una Sugar tax, pertanto, non possono rappresentare il fondamento economico-sanitario per la sua applicazione in Italia. Questa imposta, inoltre, è figlia di un’enorme contraddizione che mi auguro questo Governo voglia sanare. Il gettito fiscale stimato in sede di Legge di bilancio è pari a 280 milioni di euro all’anno, per cui l’imposta è calcolata ipotizzando che i volumi consumati e prodotti rimarranno sostanzialmente inalterati. Ma in tal caso siamo in evidente contrasto con la stessa raccomandazione dell’Oms e viene meno il presupposto sanitario che, solo, ne potrebbe giustificare l’adozione”.

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