
Nel record delle esportazioni agroalimentari italiane nel 2024, ad oltre 69 miliardi di euro (+8% sul 2023), si innesta quello dei distretti agroalimentari italiani, vino in testa per valore, a 6,7 miliardi di euro (su 8 totali del vino italiano provenienti dunque dai distretti, ndr), anche se la filiera che cresce di più è quella dell’olio (+40,9%, a 1,9 miliardi di euro), con oltre 28 miliardi di euro di vendite sui mercati esteri e una crescita del 7,1% sul 2023 (1,9 miliardi di euro in più). Emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. Che sottolinea come l’andamento dei distretti sia in linea con il totale del settore agroalimentare italiano, di cui i distretti rappresentano il 42,5% in termini di valori esportati. Come detto, il vino “distrettuale”, benché cresciuto meno della media (+4%), resta il comparto che più contribuisce alle esportazioni. Se il primo distretto in assoluto, in valore, è quello dei “Dolci di Alba e Cuneo”, con 2,1 miliardi di euro, ben 304 milioni in più sul 2023 (+16,5%), al secondo posto, rimanendo nello stesso territorio, c’è quello dei “Vini di Langhe, Roero e Monferrato”, a 1,9 miliardi di euro, nonostante una lieve flessione (-1,7%). Bene, invece, i “Vini del Veronese” (+9,2%, a 1,2 miliardi di euro), il distretto del “Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene” (+7,3%, a 1,1 miliardi di euro), e quello dei “Vini dei colli fiorentini e senesi” (+9,8%, a 904 milioni di euro). E ancora, guardando ai distretti vitivinicoli, perdono qualcosa, restando però su valori importanti, quello dei “Vini e distillati di Trento” (-4,4%, a 423 milioni di euro), e quello dei “Vini e distillati del bresciano” (-7,5%, a 139 milioni di euro), mentre crescono il distretto dei “Vini del Montepulciano d’Abruzzo” (+19,4%, a 259 milioni di euro), quello dei “Vini e distillati di Bolzano” (+2%, a 253 milioni di euro), e quello dei “Vini e distillati del Friuli” (+5,4%, a 252 milioni di euro).
Come detto, però, la crescita maggiore è quello della filiera dell’olio (+40,9% a prezzi correnti) con il traino del distretto dell’“Olio toscano”, che avanza di 419 milioni di euro (+43,5%, a 1,3 miliardi di euro), in particolare grazie agli Stati Uniti (+43,5%) verso cui indirizza oltre il 40% del suo export. Anche il distretto dell’“Olio umbro” cresce a due cifre (+26,5%), così come il comparto oleario dell’“Olio e pasta del barese” (+47,6%).
“La filiera complessivamente risulta molto esposta verso il mercato Usa - spiega una nota - con un peso sull’export complessivo di circa un terzo (32,7%, su una media del 12,9% per i distretti agroalimentari). Seconda per contributo alla crescita è la filiera della pasta e dolci, con un progresso del 7,8% nel 2024, in un contesto di raffreddamento dei prezzi alla produzione sui mercati esteri”.
Ancora, spiega l’analisi di Intesa Sanpaolo, bene la filiera agricola, con oltre 4,1 miliardi di euro di export (+4,7%), ma con risultati molto eterogenei tra i distretti. Il maggior contributo viene dal distretto dell’“Ortofrutta romagnola”, che si porta nel 2024 a quota 689 milioni di euro, il 14,9% in più sul 2023. Anche la filiera delle conserve contribuisce positivamente alla dinamica dell’export dei distretti agroalimentari, con un +3,5% nel 2024 (per 3,1 miliardi di euro), così come la filiera delle carni e salumi che chiude il 2024 con un incremento del 5,3% (2,7 miliardi di euro). Bene anche il lattiero-caseario (+6,1%, per 2,5 miliardi di euro), la filiera del caffè (+9,5%, 1,5 miliardi di euro), ed i prodotti ittici (+10,8%, a 122 milioni di euro), mentre l’unica filiera che ha chiuso in leggero calo il 2024 è quella del riso (-1,7%, per 758 milioni di euro).
A livello di mercati, la Germania si conferma il primo partner commerciale nel 2024 (+6,9%, per 5,1 miliardi di euro); bene anche i flussi destinati alla Francia (+4,8%, 3,2 miliardi di euro), stabile il contributo del Regno Unito (+0,4%, 2,1 miliardi di euro). Ma la destinazione verso la quale si è registrata la maggior crescita sono gli Stati Uniti (+14,9%, per 3,6 miliardi di euro), “e questo aumento non sembra legato ad eventuali politiche di approvvigionamento anticipato post-elezione di Trump, avvenuta a novembre: tassi di crescita sostenuti si sono registrati in tutti i trimestri dell’anno. I dazi introdotti e parzialmente sospesi dall’amministrazione Trump ai primi di aprile 2025, però - spiega Intesa Sanpaolo - vanno a colpire ad ampio raggio molta parte della nostra produzione; tra i comparti distrettuali più esposti l’olio, il vino e i latticini. I nostri prodotti venduti negli Usa, tuttavia, potrebbero essere potenzialmente meno sensibili alle variazioni di prezzo rispetto a quelli dei nostri competitors: si tratta, infatti, di produzioni di nicchia, spesso legate al territorio e certificate Dop e Igp, molto apprezzate da una clientela ad alto reddito, che potrebbe beneficiare dei tagli fiscali promessi da Trump”. La ricerca di nuovi partner commerciali, tuttavia, “resta una strategia molto valida di diversificazione del rischio derivante dall’entrata in vigore di dazi più pesanti. Buon contributo alla crescita dell’export dei distretti agroalimentari - spiega il report - è venuto, infatti, anche dalle economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale: crescono del 7,7% nel 2024, contro un +6,9% delle economie avanzate. Tra queste vanno segnalate Polonia (+15,3%) e Romania (+15,2%); bene anche la Cina (+9,7%), grazie allo sprint del quarto trimestre (+16,9%)”.
“Il nuovo record dell’export dei distretti agroalimentari italiani conferma la forza competitiva delle nostre filiere - ha commentato Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo - e la crescente domanda internazionale di prodotti di qualità, identitari e sostenibili. La Banca dei Territori, attraverso la Direzione Agribusiness, è al fianco delle imprese in questo percorso di crescita, accompagnandole con soluzioni concrete per affrontare le sfide di un contesto globale in rapida evoluzione: nuovi mercati, transizione green, digitalizzazione e ricambio generazionale. Grazie alla sinergia con partner e istituzioni, alla nostra rete capillare e a un programma dedicato allo sviluppo delle filiere, accompagniamo ogni giorno oltre 80.000 clienti nella valorizzazione del made in Italy nel mondo, trasformando la presenza internazionale del Gruppo in una leva strategica per la competitività del Paese”.
Una visione, quella di Intesa Sanpaolo, che è una banca “fortemente focalizzata nel settore Agribusiness credendo fermamente nell’importanza strategica che esso rappresenta per l’economia del Paese. A supporto dei propri clienti la Direzione Agribusiness mette a disposizione 250 punti operativi di cui 95 filiali in tutto il territorio grazie a circa 1.100 specialisti che offrono, ad oltre 80.000 clienti, consulenza e supporto su temi cruciali legati all’accesso a nuovi mercati, alla sostenibilità, alla digitalizzazione e al passaggio generazionale per le imprese agroalimentari come testimoniano i 2 miliardi di euro di erogazioni a medio e lungo termine concessi nel 2024”.
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