
Il vino contemporaneo nasce da un atto agricolo, riconosce nell’agricoltura un mezzo per creare armonia tra uomo e natura, senza contrapposizione tra i due; contiene passato, presente e futuro, ed è “polifonico” perché rappresenta una pluralità di persone, visioni, territori e ne rispetta la complessità; è aperto, inclusivo, responsabile, accetta l’evoluzione come parte essenziale del proprio esistere, e non teme le contaminazioni, ma abbraccia la diversità dei consumi e le nuove tecnologie senza averne paura; è un sistema che genera economia, lavoro, bellezza, relazioni, cultura, e, per questo, è implicitamente sostenibile, produce benessere economico e sociale per l’ambiente e le comunità di riferimento accrescendone la biodiversità; è una collettività di agricoltori, produttori e consumatori basata sulla fiducia; riconosce se stesso come bene culturale e patrimonio comune nel rispetto della terra, delle persone e dei luoghi, plasmandone il paesaggio e definendone l’identità; crea gioia e felicità, favorisce le relazioni umane e stimola la convivialità nel piacere della tavola; non ultimo, utilizza un linguaggio comprensibile, trasversale e adattivo, che racconta il vino nel suo contesto agricolo e culturale. Ecco gli 8 punti del “Manifesto di Noto” del vino contemporaneo, scritto da una “comunità” di opinion leader, riuniti dalla griffe Planeta, tra le artefici del “rinascimento” della Sicilia del vino, nei giorni scorsi alla cantina Buonivini a Noto, che rappresentano di diversi settori del made in Italy, dal mondo accademico alla cultura, dal vino alla cucina, dal giornalismo alla comunicazione (tra i quali anche WineNews), ma credono in un modo più consapevole e responsabile di produrre, raccontare e vivere il vino, per offrire una sua nuova chiave di lettura, capace di abbracciare passato, presente e futuro. Il “Manifesto”, vuole essere, infatti, un atto di riflessione e di impegno, che riconosce il vino non solo come prodotto agricolo di eccellenza, ma come espressione culturale, bene comune e strumento di relazione tra le persone. Al cuore di questo approccio c’è una nuova idea di contemporaneità: il vino di oggi è il risultato di un dialogo continuo tra passato e futuro, tra conoscenze tradizionali e innovazione tecnologica, tra cura della terra e rispetto dell’ambiente. Non è possibile, infatti, considerare la viticoltura solo come attività produttiva: è una pratica agricola che plasma i paesaggi, crea valore sociale ed economico, promuove la bellezza e contribuisce al benessere delle comunità di riferimento.
Il “Manifesto di Noto” del vino contemporaneo” è frutto dell’evoluzione del programma “Wine is a contemporary story”, lanciato a Vinitaly 2025 dall’azienda siciliana Planeta, come atto di riflessione sull’identità e sul ruolo del vino contemporaneo, e, nei giorni scorsi, ha visto riunirsi a Noto - in occasione del lancio ufficiale di “Costellazioni d’Arte”, progetto della griffe che intreccia arte, paesaggio e identità e che si è arricchito quest’anno di una nuova opera di Vanessa Beecroft, ndr - una serie di incontri che hanno visto protagonisti importanti attori del mondo del vino italiano e non solo. Al talk “Contemporary Wineries”, moderato da Ottavia Casagrande, Roberta Ceretto, presidente e responsabile della comunicazione della storica cantina del Barolo Ceretto, ha illustrato come la Cappella del Barolo sia diventata un simbolo dell’arte contemporanea nelle Langhe e uno strumento di promozione del territorio. Arturo Pallanti, direttore operation di Castello di Ama, tra le aziende di punta del Chianti Classico, pioniera del legame tra vino e arte con , ha paragonato l’artista all’enologo, entrambi interpreti del terroir. Tiziana Frescobaldi della storica famiglia del vino italiano, ed ideatrice e direttrice del progetto “Artisti per Frescobaldi”, ha raccontato di come l’organizzazione permetta di seguire il processo creativo dall’interno. Alessio Planeta, ad e responsabile tecnico delle Aziende Agricole Planeta e ideologo del “Manifesto”, ha descritto l’uso dell’arte per riscoprire il territorio - dal progetto della prima residenza d’artista in cantina “Viaggio in Sicilia” al teatro in vigna del “Festival Sciaranuova” - e rigenerare spazi rurali in collaborazione con la Fondazione Merz. Il professor Nicola Perullo, rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha concluso sottolineando la funzione del vino come “opera” comunicativa, frutto di dialogo tra chi produce e chi fruisce, promotrice di identità culturale e innovazione aziendale. A seguire, nel talk “Contemporary wineries and more”, moderato da Giambattista Marchetto, si è parlato invece di evoluzione dei consumi nel mondo beverage con attori diversi. I produttori Arianna Occhipinti, alla guida della cantina siciliana che porta il suo nome, Cecilia Carbone, responsabile azienda agricola siciliana Serra Ferdinandea, Niklas Foradori Hofstätter, quinta generazione dell’azienda altoatesina Hofstätter, Diva Moretti Polegato, export manager della veneta Villa Sandi, e Cristina Busi Ferruzzi, presidente Sibeg-Coca Cola, si sono confrontati su pratiche agricole come la biodinamica e la diversificazione della produzione all’interno dell’azienda vitivinicola, i vini No-Lo e le nuove bevande ready-to-drink, sulla crisi dei consumi e, soprattutto, sulla funzione che un’azienda agricola può avere oggi nel custodire e valorizzare i territori, preservarne la biodiversità, produre cultura e offrire formazione come strumenti di sviluppo sociale. A latere, Alessandro Regoli, direttore WineNews, il produttore Andrea Farinetti, alla guida di Fontanafredda, Mauro Mattei, specialista fine wines in Ceretto, Pietro Russo, Master of Wine, Accursio Capraro, chef del ristorante Radici a Modica, e ancora Nicola Perullo, hanno interagito con i relatori stimolando la discussione su cosa significhi oggi produrre e raccontare il vino contemporaneo. E, infine, ispirato dai dialoghi e delle riflessioni tra gli ospiti, è nato il ”Manifesto di Noto”, documento programmatico che dà voce a una visione contemporanea del vino, capace di interpretare le sfide attuali e immaginare un futuro più consapevole per l’intero settore.
In un tempo in cui il mondo del vino è attraversato da cambiamenti profondi - economici, sociali, culturali e ambientali - il gruppo di lavoro ospite nella cantina Buonivini a Noto si è interrogato su come dovrebbe essere il vino contemporaneo: quale ruolo dovrebbe avere nella società? Di quali valori si fa portatore? Avrà davanti a sé altri millenni di storia? Il “Manifesto di Noto” afferma il valore del vino come elemento centrale della nostra cultura, un linguaggio universale capace di unire le persone e definire identità di luoghi e Paesi. In un momento in cui i modelli di consumo cambiano e la percezione del vino rischia di essere appiattita da logiche puramente commerciali o ideologiche, il documento vuole riportare l’attenzione sugli aspetti umani e culturali del vino, sulla sua capacità di raccontare territori, storie, visioni. E la scelta di Noto come luogo di presentazione del “Manifesto” non è casuale: città simbolo della bellezza e della cultura siciliana, è il luogo ideale per sottolineare l’intreccio tra vino, territorio e identità nonché luogo d’elezione per la produzione del Nero d’Avola.
“Il vino è contemporaneo perché, come l’arte e la cultura, è un’espressione del tempo in cui vive, pur mantenendo un dialogo costante con il passato e proiettandosi nel futuro. Il vino attiva relazioni attorno alla tavola, all’interno della filiera, nel dialogo con i consumatori. Il vino è veicolo di cultura, arte, bellezza. Il vino, con il lavoro agricolo, è custode della natura e del paesaggio, contribuendo a sviluppare benessere economico e sociale nei territori. E, nel fare tutto ciò, assume ogni volta contenuti e forme diversi, perché ogni singolo produttore è unico, e ogni singolo vino è irripetibile”, commenta Alessio Planeta.
Il “Manifesto di Noto” rappresenta un invito a tutta la filiera - produttori, comunicatori, distributori, consumatori - a partecipare attivamente per creare una consapevolezza più ampia, inclusiva e responsabile del vino contemporaneo, senza temere le evoluzioni dei consumi e dei comportamenti ma sottolineando, invece, come il vino stesso possa accogliere i cambiamenti della società in virtù del suo essere sempre contemporaneo e, quindi, mai uguale a se stesso. Perché il vino non è solo un prodotto, ma un sistema complesso composto da risorse materiali e valori culturali che ha contribuito fortemente a definire la nostra identità. “Ci auguriamo che il “Manifesto di Noto” - conclude Alessio Planeta - possa diventare uno spazio di discussione permanente, nel quale confrontarci in maniera aperta e sincera sul valore del vino per la nostra società e sulle difficoltà da affrontare tutti insieme. Il prossimo anno passeremo il testimone ad altri produttori per continuare questa riflessione condivisa a favore del vino, che siamo certi continuerà a essere un incredibile generatore di bellezza, piacere, economia, socialità, cultura”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025