Paolo Bortoloni è un fiero ed entusiasta vignaiolo umbro. Da poco più di un anno è anche presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco: spinge molto sui rossi di questa terra, ma è convinto anche della bontà commerciale dei bianchi umbri. La sua azienda, Le Cimate, si divide quasi equamente tra etichette di rosso e di bianco. Per tradizione e per scelta la strada seguita è quella della sperimentazione e quindi in campo non mancano Chardonnay, Viognier, Vermentino, Müller Thurgau. Ma il “lavoro di fino” si fa sul Trebbiano Spoletino, l’uva che fa da pendant al nobile e autoctono Sagrantino. Quasi del tutto sparito fino a una quindicina di anni fa, questo vitigno è tornato alla ribalta grazie all’impegno di un nugolo di produttori tra Montefalco e Spoleto. Oggi, sebbene gli ettari rimangano ancora pochi, una bottiglia di Trebbiano Spoletino è quasi in ogni cantina della zona. Quello delle Cimate è assai cangiante e cambia con l’età: ancora giovane offre note di pesca e sfumature minerali, buona acidità e agilità, che fa il gioco di abbinamenti in tavola piuttosto variegati. Qualche anno in più dona al vino una complessità con note di miele, di albicocca e di nocciole appena tostate. Quasi un bianco da meditazione. Esiste anche una versione Superiore Riserva, affinata in barrique di acacia, dove le note burrose e morbide non prendono il sopravvento, supportate come sono dalla bella sferzata acida del vino.
(Francesca Ciancio)
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