In quelle Langhe che sono uno dei grandi territori del vino mondiale, dove il Nebbiolo, e di conseguenza il Barolo e Barbaresco sono i pilastri su cui poggia una produzione di vino che, su un mercato in difficoltà generale, fa storia a sé e continua a tenere, ma anche un’economia enoturistica con un indotto stimato di 400 milioni di euro all’anno, si respira grande ottimismo a vendemmia 2025 ormai ultimata. Con “equilibrio tra le varie componenti delle uve”, ed una “maturazione omogenea e perfetta in tempi perfetti”, che fanno presagire “una grandissima annata”, e sono i concetti più ricorrenti nel racconto dei produttori Deditus, associazione che mette insieme grandi nomi del territorio come Azelia, Cordero di Montezemolo, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto (Antinori), Luciano Sandrone e Vietti, uniti “dalla volontà di restituire qualcosa ad un territorio fortunato che ci ha dato la possibilità di fare questo mestiere e questa vita, insieme”, ha detto il presidente, Gianni Gagliardo, ricordando come tutto sia partito nel 2011 dall’Accademia del Barolo, “che è ancora un nostro marchio”.
E a tratteggiare l’annata è stato proprio Alberto Gagliardo, della Gianni Gagliardo: “abbiamo avuto un inverno piovoso e ben distribuito, e, da febbraio a metà maggio, sono caduti 400 millimetri di pioggia che sono una buona dotazione, con temperature sopra la media, con poche giornate sotto lo zero termico, non più di 4-5. Poi una primavera, da dopo il 20 maggio, con una svolta climatica ed un clima molto asciutto e mite con giornate ventose, con piogge ben calendarizzate, per altri 400 millimetri distribuiti in modo pressoché perfetto tra fine giugno, fine luglio e fine agosto. Abbiamo avuto, quindi, temperature alte, ma ben supportate grazie alla riserva idrica, ed un autunno, a settembre ed ottobre, da manuale, con le piogge giuste per finire la stagione vegetativa, clima ventilato e notti fredde con anche 15 gradi di escursione termica. Le piogge di primavera hanno preoccupato un po’, ma poi hanno aiutato a superare bene l’estate calda, con pochissimi danni per il caldo, l’autunno è stato perfetto, e nessuno potrebbe chiedere di meglio: sanità dell’uva perfetta, bucce dure, ed escursione termica che ha aiutato ad avere uve di grande complessità aromatica e fenologica. Un’annata così ce la meritavamo un po’ tutti, e ora iniziamo con entusiasmo la fase di cantina”.
Una visione confermata da Eugenio Palumbo di Vietti: “noi abbiamo finito l’11 ottobre, abbiamo avuto una bella stagionalità in tutte le stagioni, ed abbiamo potuto raccogliere tutte le uve al momento giusto con una maturità completa nelle diverse zone. Io ho fatto 24 vendemmie in Vietti, e posso dire che questa 2025 ci ha permesso di avere grande equilibrio tra zuccheri, acidità, colore e profumo nelle uve. Ci sono annate in cui è più facile fare grande uva e grande vino, come questa, e forse, dopo tanti anni di dure lotte in vigna, ce lo meritavamo. È presto per dirlo, ma ci sono tutti i presupposti per un’annata anche di grande longevità”.
“Abbiamo saputo interpretare il cambiamento climatico - commenta, dal canto suo, Stefano Chiarlo, alla guida della Michele Chiarlo - abbiamo trasformato un’annata anticipata di fatto in un’annata classica, grazie anche al lavoro del viticoltore. Abbiamo imparato, per esempio, che non si deve diradare l’uva quando ci sono grandi caldi, quindi qualcuno l’ha fatto prima o dopo il caldo. La 2025 è un’annata anticipata, ma molto più simile ad annate classiche come il 2010 o il 2016. Sarà un’annata sicuramente da molto buona ad eccellente”.
“Con delle uve così belle son dolori in cantina, nel senso che se si sbaglia, ormai, si sbaglia in cantina - ha scherzato Gianluca Torrengo di Prunotto, la cantina piemontese di Antinori - la vite si sta dimostrando sempre di più adatta a sopportare gli estremi climatici che ci sono in un anno. Si va da estremi di caldo ad estremi piovosi che una volta avrebbero compromesso qualità e quantità, mentre oggi magari parliamo di minor quantità, ma di uve di una qualità come non si vedeva da anni, con una grande uniformità in vigna. Con un Nebbiolo così equilibrato come mancava da tempo. In cantina si sentiva il profumo del Nebbiolo, il profumo di rosa, mentre si scaricavano le uve. E abbiamo anche tannini molto dolci ed eleganti. Ci sono premesse per una grande annata che potrebbe essere grandissima, con tutti gli elementi al punto giusto. Aspettiamo con cautela perché ci sono tanti vini ancora sulle bucce, ma c’è una grande materia prima che fa presagire grandissimi vini. Siamo sui 13,5 gradi alcolici come media, rispetto, per esempio, alla 2022 o alla 2023, quando eravamo sui 14,5: la natura ci ha aiutato ad andare anche incontro alle esigenze del mercato, noi dobbiamo gestire quello che ci ha dato”.
“Sono sul territorio da 30 anni - ha aggiunto Zvonimir Jurkovic, cantiniere di Poderi Luigi Einaudi - e qualcosa sta cambiando, abbiamo avuto vendemmie anticipate e annate siccitose. L’annata 2025 ha una qualità buonissima che ci dà entusiasmo per guardare al futuro, ci dice che sappiamo reagire alle difficoltà anche grazie ad investimenti in nuove attrezzature, ricerca in vigna e così via”.
Luca Sandrone, della cantina Luciano Sandrone, ha voluto sottolineare “l’omogeneità perfetta della maturazione dell’uva, data da una fioritura ottima, avvenuta in pochissimi giorni. E abbiamo un grande equilibrio tra le varie componenti delle uve, senza eccessi di zucchero da gestire, come avvenuto in qualche annata recente. Sono a 40 vendemmie ufficiali, sono cambiate tante cose, ma la conoscenza ci porta a fare scelte giuste a seconda di come si presentano le annate, sempre diverse tra di loro, come le ultime 4-5, in cui abbiamo fatto comunque grandi vini quali sono Barbaresco e Barolo, grazie ad un vitigno, il Nebbiolo, che è resiliente, alla conoscenza dell’uomo e alla manodopera specializzata che fa fare le cose giuste nei momenti giusti”.
“Sono alle 25esima vendemmia in azienda. Siamo sicuramente davanti ad una grande annata - conferma Claudio Pira della Pio Cesare, cantina guidata da Federica Boffa - abbiamo avuto picchi di caldo, ma sostenuti da una grande disponibilità d’acqua. In cantina stiamo lavorando da anni contro il cambiamento climatico, anche se, ovviamente, è importante quello che facciamo in vigneto prima. Lavoriamo per vini più rotondi e approcciabili, senza perdere struttura e longevità. Stiamo facendo controlli sulla maturità fenolica più approfonditi e tempestivi per decidere il momento ottimale di vendemmia, ed abbiamo vigneti di Nebbiolo in 10 comuni, quindi tante situazioni diverse, per questo è importante fare controlli puntuali. Ma stiamo mettendo in campo tanti accorgimenti tecnici, per mantenere le caratteristiche del Nebbiolo, e confrontarci con i gradi vini del mondo, ma anche per aver vini più approcciabili, con un cambiamento climatico che per noi alla fine non è così negativo, anzi”.
“Confermo la bontà della vendemmia - aggiunge, ancora, Alberto Cordero della Cordero di Montezemolo - e la speranza che la 2025 sia tra le grandi annate. Sicuramente il mondo del vino sta attraversando un’evoluzione importante, con tanti cambiamenti in corso: le nuove generazioni bevono vini più approcciabili, c’è l’aspetto del salutismo e del no-alcol, ci sono le guerre, l’economia e il momento è complicato. La nostra è una zona di grande unicità varietale con il Nebbiolo, ma non solo, c’è una grande interazione con i paesaggi che colpiscono i consumatori, siamo una zona fortunata rispetto ad altre più povere di contenuti, il mercato resta buono o stabile, è finito il boom del post Covid, ma le cose non vanno male. È importante, però, anticipare trend e sfide e confrontarsi molto perché dialogare è fondamentale. I dazi in Usa fino ad ora sono stati assorbiti e anticipati, quello che sta partendo da ora in avanti, invece, ne subirà l’effetto sui prezzi: dobbiamo vedere, perché c’è anche l’effetto del cambio euro/dollaro che pesa, ma per ora le cose stanno andando bene nel mercato per i nostri vini, nonostante un po’ di calma dopo l’euforia degli anni passati, che, però, non c’entra niente con i dazi”.
A chiudere, confermando una visione comune, è Lorenzo Scavino, della cantina Azelia: “siamo soddisfatti dell’ultima vendemmia, è un ritorno all’equilibrio, sia del meteo che delle uve, siamo tornati al passato, abbiamo raccolto uve Nebbiolo a maturazione perfetta, abbiamo potuto aspettare le tempistiche giuste e con una calma che non è così comune in vendemmia rispetto alle ultime annate. Abbiamo piante, in media, di 70 anni, con rese molto basse, ed abbiamo una grande concentrazione, ma senza eccesso, e, quindi, anche alcol sarà senza eccessi. Siamo molto contenti e guardiamo con fiducia al futuro, per il mercato, ma anche per l’enoturismo sul territorio che sta crescendo: tra la Langhe ed il Roero nel 2024 ci sono stati 1,5 milioni di pernottamenti, con un turismo di alto livello da tutto il mondo. Dobbiamo gestirlo, destagionalizzarlo e pensare al futuro, anche delle infrastrutture logistiche, ma già oggi c’è un indotto stimato di 400 milioni di euro, che è un patrimonio”.
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