Non è una crisi, non è neanche un tracollo, semmai, l’ennesimo segnale di quanto il mercato di Bordeaux sia ormai saturo sotto ogni punto di vista. Non bastassero il continuo arretramento sul mercato secondario dei fine wine e le difficoltà delle vendite en primeur, un sistema superato da prezzi ormai insostenibili e rischi che i wine merchant non hanno più intenzione di assumersi, anche i valori dei vigneti certificano la fine della crescita dei prezzi di Bordeaux. A sottolineare come le quotazioni dei filari bordolesi sia ormai sostanzialmente ferma dal 2012, sono i dati della American Association of Wine Economists. Il quadro, in effetti, è un po’ più complesso, perché se è vero che la sottozona più preziosa, quella di Pauillac, si è stabilizzata a quota 2 milioni di euro ad ettaro ormai dal 2012, molto più in basso, almeno in termini di valore medio, tra i filari di Saint-Estèphe (250.000 euro ad ettaro), Saint-Emilion (200.000 euro ad ettaro) e Sauternes (sotto i 100.000 euro ad ettaro) non si registrano variazioni ormai dal 2007. A continuare a crescere, seppure leggermente, sono invece Margaux e Pomerol, in una tendenza che ha portato le quotazioni di entrambe le sottozone stabilmente sopra il milione di euro ad ettaro. Un segnale non di poco conto, se non proprio un campanello d’allarme, da saper leggere anche tra i filari del Belpaese, perché la crescita non dura per sempre, e le speculazioni, come successo a Bordeaux negli ultimi anni, rischiano di spingere le quotazioni verso prezzi che nulla hanno a che fare con la reale capacità produttiva del vigneto.
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