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IL LUTTO

Addio a Sirio Maccioni, padre nobile della grande ristorazione italiana in Usa

Il ricordo di Gianni Mercatali: “era unico. Ha portato a Manhattan la grande cucina ed il grande vino italiano, partendo con un ristorante francese”

Da Montecatini a Manhattan, negli anni Settanta del Novecento, il passo non era così breve. Eppure Sirio Maccioni lo fece, e sulla 65esima strada del più famoso quartiere di New York, fondò il suo “Le Cirque”, ristorante che ha segnato un’epoca, che ha servito tutte le più grandi star americane, presidenti, uomini di stato e persino Papa Giovanni Paolo II. Un grande della ristorazione italiana nel mondo, Maccioni, che si è spento nella sua Montecatini, all’età di 88 anni, dopo aver portato la grande cucina ed il grande vino italiano al centro dell’attenzione in Usa, da pioniere. E, a WineNews, lo ricorda Gianni Mercatali, uno dei grandi narratori e infaticabile lavoratore del mondo della ristorazione italiana, e grande e vero amico di Maccioni. Un uomo schietto e sincero, ma anche umile, nonostante una vita di assoluto successo: “la cucina o è buona o è cattiva. E io vado ancora nei ristoranti per imparare qualcosa”, disse Maccioni, in una intervista, a WineNews, di qualche anno fa.

“Eravamo molto amici, nel ricordarlo in queste ore, la voce mi si è rotta più volte. È un amico che manca. Lui è stato la persona, lo dico con il cuore, che meglio di tutti ha raccontato l’eccellenza italiana a Manhattan, dove ha portato i grandi vini italiani, la cucina di casa italiana, con la grande qualità dei prodotti. E la cosa curiosa è che lui è riuscito a fare tutto questo in un ristorante che aveva un nome francese, “Le Cirque”. Ma, d’altra parte, quando lui ha aperto, nel 1974, il menù era tutto francese, ed i vini anche. E la cucina italiana in America era, sostanzialmente, pizza e vino nel fiasco. Lui è riuscito a diventare “Sirio Maccioni di Le Cirque”, poi ha iniziato a mettere nel menù la Toscana e l’Italia, e di conseguenza i grandi vini. Il suo ristorante è stato una sorta di “ambasciata”, o di “consolato italiano” negli Stati Uniti, era un ristorante che era un “circo” dove lui era il domatore, ed i suoi clienti prima di tutto erano amici, uno si sentiva a casa di Sirio Maccioni. Ma per capire l’uomo Sirio Maccioni, l’esperienza migliore era poter andare a pranzo o a cena nella sua casa di Montecatini, nel suo giardino e nella sua cucina, con 80-90 persone ospiti, con in cucina la moglie Egidiana - grande cuoca ma ancor prima grande cantante lirica, che ha rinunciato alla carriera di artistica per stare con Sirio, e dargli tre splendidi figli.
Ci abbiamo incontrato personaggi come Woody Allen, che venne per mangiare il fritto di Egidiana, Robert De Niro che impazziva per i suoi “tordelli”, e che qui volle festeggiare i suoi 60 anni lì, dove con Sirio, a sopresa, gli portammo Bocelli, che duettò su New York New York, con Egidia. Ci sono stati ospiti i più grandi cuochi del mondo, come come Ducasse e Marchesi, per citarne due su tutti. È stato un grande, nel suo ristorante sapeva trattare gli ospiti come nessun altro. Pensate che una sera, in contemporanea, ai suoi tavoli c’erano quattro ex presidenti degli Stati Uniti (George e George W. Bush, Jimmy Carter e Ronald Reagan, ma tanti quelli passati dai suoi tavoli, da Clinton a Nixon). E una star come Frank Sinatra, per citarne una, voleva sempre lo stesso tavolo.
Il grande Paul Bocuse, ricordo, mise nel menu dei suoi ristoranti, fra i dolci, la creme brulée by Le Cirque di Sirio Maccioni, era un must, come altri grandi piatti, come la “salad de mar”, di aragosta del Maine, il Foie Gras con il Sauternes. E poi la divenne la pasta italiana, i “tajerini primavera”, i ravioli, e tanti altri piatti. Sirio è sempre stato unico, ed il ristorante ha fatto davvero un’epoca”. Capace di raccontare, come nessuno, la cucina italiana in America. Tanto da aver ricevuto, nel 2014, il “Lifetime Achievement Award” della James Beard Foundation, considerata come “l’Academy degli Oscar” della ristorazione in Usa.

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