Il costo dell’affitto dei locali si mangia il 30% dei fatturati dei ristoratori italiani (solo 8 mesi fa, in era pre-Covid, incideva per poco più del 10%). Le cause di questa impennata sono tutt’altro che nascoste: il settore è destinato a chiudere l’anno con una flessione del volume d’affari di 24,1 miliardi di euro, pari al 27% in meno sul 2019. Mentre, per contro, i canoni di locazione sono rimasti invariati. Non è un caso, dunque, se quella degli affitti sia la principale fonte di preoccupazione per i titolari di bar e ristoranti e, di conseguenza, sia diventata una delle principali battaglie della Fipe/Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, che il 23 settembre ha organizzato un webinar destinato ai propri iscritti su questo tema, mettendo in fila dati, ordinanze dei tribunali e proposte.
“È evidente che le condizioni economiche che c’erano nel momento in cui sono stati stipulati i contratti sono venute meno - spiega il dg Fipe/Confcommercio, Roberto Calugi - per questo servono incentivi fiscali per i proprietari di immobili disposti a ridurre temporaneamente i canoni delle locazioni commerciali. Non solo, è essenziale bloccare l’esecuzione degli sfratti fino a fine 2021 e allo stesso tempo dichiarare improcedibili le intimazioni di sfratto per chi, pur non essendo ancora in regola con i pagamenti, ha provveduto almeno parzialmente a saldare le rate arretrate. Queste richieste le abbiamo inserite tra gli emendamenti al Dl Agosto e sono certo che Governo e Parlamento faranno di tutto per venirci incontro”.
Anche perché in questo momento la situazione è paradossale. “Il mercato delle locazioni commerciali - sottolinea Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi Fipe/Confcommercio - sta conoscendo una flessione senza precedenti. Chi stipula oggi un nuovo contratto beneficia di canoni più bassi fino al 15% rispetto a un anno fa e questo vantaggio se lo porta dietro per tutta la durata del contratto che solitamente è di 6+6 anni. Chi invece ne ha già uno in vigore, deve misurarsi con la disponibilità del proprietario a rinegoziare. In questo modo si creano imprese di serie A e di serie B, con evidenti squilibri di mercato. Da marzo a giugno ristoranti e bar hanno perso in un sol colpo il 67% dei loro fatturati, come è possibile che possano continuare a pagare lo stesso affitto di prima?”.
In soccorso dei ristoratori, su questa partita, è arrivata poi la magistratura: il 27 agosto il Tribunale di Roma, in merito ad un contenzioso tra locatario e proprietario, ha emesso un’ordinanza che impone a quest’ultimo di ridurre il canone d’affitto del 40% per i mesi di marzo e aprile 2020, in pieno lockdown, e del 20% per i mesi successivi, fino a marzo 2021. Una pronuncia motivata sulla base della sopravvenuta impossibilità del ristoratore di svolgere appieno la propria attività.
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