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Vini: WineNews, export cresce del 9,8% sul 2009 mentre volume +8% ... In un periodo di instabilità economica l’incidenza del comparto vitivinicolo italiano sulla bilancia commerciale ha fatto registrare, nel periodo gennaio-novembre 2010, una forza pari all’1,14%, che arriva all’1,36% nel singolo mese di novembre. Un dato che conferma la capacità di penetrazione sui mercati esteri del vino del Belpaese che nel 2010, raggiunge risultati da record, con un +9,8% e una crescita del volume pari all’8,1%. I numeri lasciano pochi dubbi: l’export del vino italiano 2010 - spiega una analisi di Winenews - (gennaio-novembre) vale +9,8% sul 2009 (3.520 milioni di euro), cresce in volume dell’8,1% (19.825 ettolitri) e, per quanto riguarda il valore/litro, si incrementa dell’1,6% (1,78 euro al litro).

Anche per classi tipologiche il volume esportato, nel confronto fra 2009 e 2010, porta un segno positivo: imbottigliato +5,4% (11.320 ettolitri), sfuso +9,7% (6.603 ettolitri), spumanti +17,4% (1.622 ettolitri), mentre in termini di valore/litro cresce l’imbottigliato +4,8% (2,48 euro a litro), mentre sfuso e spumanti diminuiscono (rispettivamente -3,5% a 0,44 euro al litro e -4,6% a 2,40 euro al litro).

“Negli Stati Uniti i trend del 2010 e quelli finora visibili per il 2011 - spiega Leonardo Locascio, presidente di Winebow, una delle società d’importazione più importanti degli Stati Uniti, specializzata in etichette del Belpaese - indicano il Prosecco ancora in crescita nelle vendite. Inizialmente come alternativa al ben più caro Champagne in un periodo di recessione, questo vino ha ormai conquistato una sua fetta di mercato ed una propria identità. Il “fenomeno” Pinot Grigio continua ad andar bene, in quanto costituisce l’unica reale alternativa allo Chardonnay. Ma molti consumatori, che ormai preferiscono vini bianchi non barricati, di buona acidità e che vadano bene con il cibo, lo preferiscono al Sauvignon, troppo marcato ed aggressivo, e ai bianchi aromatici come Riesling e Gewurtztraminer. L’interesse per i vini autoctoni italiani continua ad essere alto - prosegue Locascio - le vendite di vini a base di Aglianico, Montepulciano, Primitivo, Negroamaro, Nero d’Avola, Vermentino, Falanghina, Fiano di Avellino, Greco di Tufo sono in crescita, e il loro successo si nota anche dalla sempre più assidua presenza fra vini venduti al bicchiere. Il vino biologico, stenta. I vini sopra i 30 dollari al dettaglio - prosegue il presidente di Winebow - continuano ad avere una rotazione molto lenta, ma i primi mesi del 2011 hanno messo in evidenza una leggera controtendenza. Molti rossi italiani - Barolo, Barbaresco, Chianti Classico Riserva e Brunello di Montalcino - hanno dovuto riposizionarsi prezzi più bassi - conclude - anche 30 o 40% in meno, e queste sostanziali riduzioni potrebbero diventare permanenti”. “In Germania il 2010 ha premiato i vini italiani di prezzo collocabile nella fascia medio-bassa - spiega Marco Viscardo, a capo dell’agenzia commerciale Enobis di Verona, specializzata nel mercato tedesco - e tipologie come Brunello, Barolo e Amarone soffrono un po’, a vantaggio per esempio di Chianti Classico e Rosso di Montalcino. In crescita notevole i vini del sud Italia, anche per un riscontro in aumento nei gusti dei consumatori tedeschi: i prodotti di Puglia, Calabria, Sicilia e Abruzzo vivono un deciso trend positivo, mentre la Campania è un po’ rallentata da un tendenziale aumento dei suoi prezzi. La Germania conferma il suo ruolo guida nell’importazione di vini dall’Italia, anche di fascia di prezzo elevata - continua Viscardo - benché l’aumento quantitativo sostenuto non sia corrisposto da quello in valore”.

In generale, tutti i principali mercati internazionali del vino italiano sono in crescita, ad eccezione della Gran Bretagna, che comunque resta un mercato da 414 milioni di euro in valore, dove però, nel confronto tra 2010 e 2009 (periodo gennaio-novembre), si registra un calo in valore del 3,5%. Nella classifica dei Paesi a maggior peso in termini di valore (sempre sullo stesso periodo), detiene il primo posto la Germania con 760,2 milioni di euro (+2,8%). Al secondo ci sono gli Stati Uniti con 745,2 milioni di euro (+10%), al terzo la Svizzera con 234,2 milioni di euro (+12%). Più articolato il risultato dell’impatto in termini di volume del vino italiano sui principali sbocchi commerciali del mondo. Al primo posto troviamo ancora la Germania con 6.270 ettolitri (+2,8%), segue la Gran Bretagna con 2.694 ettolitri (-4,2%) e al terzo posto gli Stati Uniti con 2.391 ettolitri (+8,2%). Sempre nel confronto 2010-2009, il Paese dove un litro di vino italiano vale di più è la Svizzera con 3,69 euro (+13,3%), segue il Canada con 3,67 euro (+17,1%), Danimarca con 3,58 euro (+9,1%), Norvegia con 3,30 euro (+5,6%), Corea del Sud con 3,37 euro (-14,9%), Stati Uniti e Giappone con 3,12 euro (rispettivamente +1,7% e +1,2% sul 2009), Svezia con 2,48 euro (+7,2%), Brasile con 2,24 euro (+2,6%), Paesi Bassi con 2,15 euro (-1,5%).

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