In un contesto ambientale segnato dai cambiamenti climatici che si riflettono anche sul settore agricolo, che sovente si trova a fare la conta dei danni dovuti a siccità o acquazzoni, l’agricoltura in Italia si dimostra però sempre più green, svolgendo la sua parte in termini di sostenibilità e con lo sguardo rivolto verso il futuro. È la fotografia scattata dall’ultimo report dell’Osservatorio Agrofarma-Federchimica sullo stato del comparto agricolo italiano, presentato il 14 novembre a Roma. In particolare, lo Stivale conferma la propria leadership in termini di sicurezza alimentare, con il 99,5% dei campioni analizzati che ha residui al di sotto dei limiti di legge. Il settore agricolo, inoltre, continua a ridurre l’uso di energia e delle sue emissioni, inclusi i gas ad effetto serra, utilizzando gli agrofarmaci (quei prodotti utilizzati per curare le malattie delle piante o regolare i processi vitali della vegetazione) in maniera sempre più ottimizzata, come conferma il calo del 14% di vendite negli ultimi dieci anni (il confronto è tra il triennio 2020-2022 e quello 2011-2013). Tra tutti, fungicidi ed erbicidi hanno registrato una contrazione più marcata, passando rispettivamente dal -14% al -16%. Dal report emerge così l’impegno a sviluppare fitosanitari sempre meno impattanti, dimostrato anche dal fatto che oltre l’83% di questi prodotti presenti sul mercato italiano è stato approvato o rinnovato dopo il 2011. Allo stesso tempo la flessione delle quantità vendute rivela come l’industria sia impegnata in un percorso di ottimizzazione dell’uso: un trend che non riguarda però la categoria dei prodotti a base di sostanze a basso rischio, cresciuta di oltre il 6.000%.
“I numeri confermano il percorso virtuoso dell’agricoltura”, ha sottolineato Paolo Tassani, presidente di Agrofarma-Federchimica, rivelando l’alta propensione del comparto all’innovazione e alla sicurezza e un’elevata attenzione verso le sfide climatiche che il comparto dovrà affrontare nei prossimi anni. In termini assoluti infatti l’Italia ha le emissioni complessive più basse d’Europa e registra performance in questo senso migliori di Francia, Germania e Spagna. Non ultima si denota anche una significativa riduzione dell’emissione di ammoniaca, principalmente derivante dai reflui zootecnici (feci e urina prodotti negli allevamenti) e dall’impiego di fertilizzanti chimici. Questa tendenza, in costante calo fin dagli anni ‘90, ha permesso all’Italia di raggiungere con largo anticipo, già nel 2021, l’obiettivo di riduzione concordato con l’Unione europea per il 2030. Si riducono progressivamente anche le emissioni di monossido di carbonio generate dai macchinari agricoli, con un calo del 15% rispetto al triennio 2011-2013.
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