Un bilancio pesante e sempre più in “rosso” che ricade sul vino e altre eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori del comparto per un valore stimato in 9,6 miliardi di euro nel 2020. L’ennesimo allarme di una situazione sempre più difficile, lo ha lanciato il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel webinar, organizzato dall’Università Lum Giuseppe Degennaro, per favorire un credito più a misura dell’impresa nell’emergenza Covid-19. I prodotti, con effetti diversi ma senza distinzioni, sono finiti nel “mirino” del Covid e quindi delle restrizioni anti-pandemia: dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, alimenti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. “Una situazione che pesa sulla liquidità delle imprese e sul ricorso al credito che assume un ruolo strategico per accompagnare il sistema economico fuori dalla crisi”, è il commento di Prandini che aggiunge come “condizioni più vantaggiose e allungamento dei tempi di rimborso rappresentano una chiave per dare sostenibilità ai finanziamenti”.
Misure che servirebbero come “difesa” delle attività del Made in Italy agroalimentare in modo che non diventino terra di conquista da parte di realtà di altri Paesi o di operatori che in questo momento “cercano di speculare sulla situazione di criticità in cui si trovano le imprese per fare shopping a condizioni vantaggiose di un patrimonio importante del Paese”.
Ma servono interventi per tutelare la forza lavoro coinvolta nella filiera agroalimentare, parliamo di 360.000 attività tra bar, mense, ristoranti e agriturismi in Italia con le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70.000 industrie alimentari e 740.000 aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro.
“Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese - conclude la Coldiretti - con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale. Occorre salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui con l’emergenza Covid il cibo ha dimostrato tutto il suo valore strategico per il Paese”.
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