“I nostri antenati hanno portato il vino sulla Terra, noi possiamo fare la stessa cosa su Marte”: con questa, emblematica, frase Nikoloz Doborjginidze, fondatore dell’agenzia di ricerca spaziale della Georgia e consulente del ministero dell’Istruzione e della scienza, ha chiarito di cosa si tratta il progetto “IX Millennium”, nome dedicato ai 9.000 anni di produzione di vino nello Stato affacciato sul Mar Nero, che conta meno di 4 milioni di abitanti, e che adesso mira a trovare il vitigno perfetto da piantare su Marte, e farne del vino. La notizia, che ha fatto il giro del mondo già a luglio e di cui avevamo parlato qui, in un primo momento poteva sembrare solo un sogno, seppur ambizioso, ma il progetto prenderà vita proprio quest’anno nella capitale del Paese, Tbilisi. La coltura sperimentale, quindi, avverrà usando la tecnica del “vertical farming”, l’agricoltura verticale, più pratica in mancanza di ampi spazi. Successivamente, la Business Technology University di Tbilisi, prevede di testare vari tipi di terreni, prima di simulare in laboratorio l’ambiente marziano, completo di temperature ben sotto lo zero, alti livelli di monossido di carbonio e pressione atmosferica che, con i parametri terrestri, sarebbe uguale a quella che si trova a oltre 6.000 metri d’altezza.
Quale sarà il vino più adatto ad un happy hour marziano non si saprà prima del 2022, ma qualche soffiata già c’è stata: a quanto pare, il vino rosso non è adatto a sopravvivere sul Pianeta Rosso, nonostante il nome che li lega. Gli scienziati georgiani sospettano che il bianco sia più adatto, grazie alla sua maggiore resistenza ai virus in generale, e quindi (forse) anche alle radiazioni presenti sul pianeta.
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