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ANCHE LA BORSA PUNTA SULLE GRANDI BOTTIGLIE: ALLO STUDIO PRODOTTI FINANZIARI DEDICATI AL VINO

Italia
Bottiglie storiche

Vino & finanza, un matrimonio da tempo auspicato, che potrebbe presto concretizzarsi: Borsa Italiana Spa sta studiando la possibilità di quotare i primi prodotti finanziari legati al vino. La notizia è emersa oggi al convegno “Il vino come bene d’investimento”, a cura di Mib School of Management di Trieste (www.mib.edu/wine), con una testimonianza di Borsa Italiana Spa, tenuto a San Casciano Val di Pesa per “Alla Corte del Vino” (17 e 18 maggio), qualificata vetrina dei grandi vini di Toscana organizzata come ogni anno dal principe Duccio Corsini.

“Stiamo studiando - spiega Valentina Sidoti, Executive Officer Derivates Markets Retail di Borsa Italiana Spa - la possibilità di quotare prodotti finanziari legati al vino italiano di qualità. Si tratta ancora di una fase di analisi, dato che il vino presenta caratteristiche e peculiarità diverse da ogni altro prodotto esistente: per questo il progetto richiede un accurato studio di fattibilità, sia regolamentare, sia di mercato. L’obiettivo è rendere disponibili prodotti finanziari che soddisfino da una parte i produttori, consentendo loro di reperire risorse in modo alternativo, dall’altra gli investitori, che avranno così l’opportunità di effettuare investimenti oggi difficilmente accessibili”. Ad oggi in Italia esistono solo prodotti non quotati, emessi dalle cantine o dalle banche. “Il valore aggiunto della quotazione è indiscutibile. Innanzitutto consente – continua Valentina Sidoti – la creazione di un mercato secondario, e dunque la possibilità di liquidare l’investimento; inoltre, fornisce una formidabile vetrina, rendendo accessibile il prodotto ad un numero ampio e diversificato di investitori, anche esteri”. Ma non mancano le difficoltà nel creare questo tipo di prodotti: basti pensare all’esempio della Borsa di Parigi, dove non è mai completamente decollato il future “Winefex”, costituito su un basket di etichette di Bordeaux. “L’esperienza francese – spiega Sidoti – conferma che il vino è un settore davvero particolare, e questo vale soprattutto per l’Italia, in cui il mercato è particolarmente frammentato. Il problema maggiore è quello di creare standardizzazione: la nostra scelta in proposito è guardare alla qualità, selezionando le etichette di pregio”. Attualmente sono le aste mondiali - se ne fanno in media 250 all’anno - a fungere da borsa per il vino. E in queste aste vengono di solito battute una cinquantina di etichette che rappresentano l'1% della produzione francese, una decina di etichette italiane che coprono l’1 per mille della produzione di casa nostra, e sporadicamente bottiglie californiane, spagnole, australiane, ungheresi. A vantaggio del vino italiano, c’è da dire che la presenza stabile di etichette nelle aste è in incremento. Ma per passare dal sistema delle aste a quello di una vera Borsa servono cautela e molta riflessione.

E se questi prodotti finanziari potranno dare un importante contributo allo sviluppo del vino italiano, a formare i manager di domani ci pensa il primo Master in business administration dedicato ad imprenditori e consulenti del vino, varato dalla Mib School of Management di Trieste, che inizierà a novembre 2003. “Un Mba è un percorso formativo molto avanzato – afferma Francesco Venier, direttore del master - tipicamente rivolto ai settori economici più sofisticati e maturi: la nostra business school, una delle più autorevoli in Italia, ritiene che ormai il settore vino del nostro Paese sia pronto a far proprio un programma di questo tipo, passando da una logica di prodotto ad una più sofisticata orientata ai processi gestionali ed al marketing”. Il master, rivolto in particolare alla realtà italiana costituita da piccole e medie imprese, è organizzato in partnership con alcune dei più prestigiosi istituti economici mondiali, come la Bordeaux Business School, il Napa Valley College e l’Esade di Barcellona.

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