02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

ANGELO GAJA, UNO DEI PROTAGONISTI ASSOLUTI DEL MONDO DEL VINO, A WINENEWS: “BASTA CON L’USO IMPROPRIO DELLE DENOMINAZIONI, COME BAROLO, BRUNELLO, AMARONE … NEI MARCHI INDIVIDUALI E NELLE INIZIATIVE PRIVATE”

Italia
Angelo Gaja

Qualità del prodotto e giusto prezzo, ma anche serietà, grande nome, sensibilità e attenzione per l’ambiente: è il solo mix in grado oggi di fare grande l’impresa vitivinicola. Per i “furbi” ci sarà sempre meno spazio e margini di manovra sempre più ridotti. L’etica d’impresa, intesa come rapporto sia con i clienti che con l’ambiente, è un valore aggiunto ormai imprescindibile. Angelo Gaja, piemontese, uno dei protagonisti assoluti del mondo del vino, non ha dubbi. E attacca: “basta con l’uso improprio delle denominazioni, come Barolo, Brunello, Amarone e altro, nei marchi individuali e nelle iniziative private”. C’è però di peggio. Le frodi, pur rarefatte, non sono certo scomparse.
Angelo Gaja, come mai?
”Dopo lo scandalo del metanolo nel 1986, i produttori, attraverso le loro rispettive associazioni, invocarono a gran voce un rafforzamento del Servizio Repressione Frodi. Il Ministro dell’Agricoltura di allora promise che l’organico sarebbe stato triplicato in breve tempo. Così non fu. L’organico, infatti, non venne mai rafforzato ed oggi è ancor più “risicato” di allora”.
Colpa dei politici?
”Molta più colpa la hanno i produttori che hanno annegato nel silenzio le richieste e le invocazioni di allora”.
I pericoli?
”L’organico del Servizio Repressione Frodi ridotto allo stremo espone oggi tutto il settore agroalimentare, vino compreso, a rischi ancor più devastanti rispetto al 1986”. Torniamo ai “furbi”. Sulla denuncia delle produzioni di uve c’è chi ci “marcia”, chi lamenta cali del 40% e chi vanta invece la piena produzione”.
Come fare per fermare il “malcostume”?
”In questo caso i Consorzi e le associazioni dei viticoltori potrebbero congiuntamente avviare un sondaggio conoscitivo su un campione dei loro associati per comparare la produzione per ettaro di uva dichiarata al 31 novembre 2003 e atta a produrre vini doc e cocg. Sotto lo stesso cielo ci dovrebbe essere una certa omogeneità di dati, svelando dunque ogni mistero”.
Passiamo ad altri problemi che angustiano il mondo del vino. Ad esempio quello dei nuovi impianti. Quale il suo parere?
”Nel casi di impiato di nuovi vigneti il mio invito è quello di applicare una maggiore moderazione. In Europa da oltre vent’anni vige il blocco degli impianti. La normativa vincola di fatto, l’impianto di un nuovo vigneto, all’estirpazione di uno vecchio e di eguale superficie. Questa è una misura benefica, che ha riequilibrato l’offerta alla domanda. Ed è anche giusta, morale, etica, in considerazione della bevanda vino che contiene alcool. Questa misura ha favorito una crescita più rapida della viticoltura e della cultura del vino nei paesi extraeuropei, ove il blocco degli impianti non è mai stato adottato. La proliferazione di nuovi vigneti nei Paesi extraeuropei gonfia però oggi la produzione mondiale di vino verso eccedenze allarmanti. Occorre pensare ad una disciplina che freni la corsa ai nuovi impianti e sollecitare l’Office International de la Vigne e du Vin (Oiv) ad avviare con urgenza un negoziato che metta a sedere intorno allo stesso tavolo, Paesi viticoli europei e del nuovo mondo”.
Infine il “pasticcio” del mosto concentrato rettificato (Mcr). Possibile non si riesca a conoscere i volumi per il 2003?
”L’annata 2003 è stata scarsissima di quantità ed ha prodotto ovunque vini esuberanti, se non anche eccessivi, di alcool. La produzione di Mcr viene autorizzata annualmente dal Ministero, confortato dalle stime di una produzione superiore a quella dell’anno precedente, con l’avvenuta constatazione di un andamento climatico sfavorevole a seguito del quale le uve prodotte non sarebbero in grado di raggiungere la gradazione alcoolica minima obbligatoria. Non dimentichiamo poi che l’Mcr beneficia di rilevanti contributi statali e comunitari. Per conoscere i volumi del 2003 sarebbe allora necessario uno “sforzo” di Consorzi e associazioni di categoria. Basterebbe infatti chiedere al Ministero di dare una comunicazione trasparente circa i contributi erogati in favore della produzione nazionale di Mcr. Dal dato si potrebbe ricavare facilmente il volume complessivo di mosto concentrato prodotto nel 2003 e poi comunicare il tutto alle aziende”.
Leonardo Roselli

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli