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Aste & vino, -7,5% nei primi 6 mesi 2015, per 147,5 milioni di dollari: a dirlo Charles Curt su “Le Pan”. Giù le piazze di Londra (-42%) e Hong Kong (-14,5%), bene gli Usa (+9,4%) grazie a New York. Borgogna al top, poi Bordeaux, Usa e Italia

Italia
Aste del vino, battuta di arresto nel semestre 2015

Battuta di arresto per il mercato delle aste enoiche nella prima metà del 2015: 147,5 milioni di dollari il volume d’affari, con un volume dei lotti aggiudicati diminuito del 7,5% sullo stesso periodo 2014 (2.400 lotti in meno complessivamente), e con un tasso di aggiudicazione dei lotti sceso dal 92,6% al 90,6%. A fotografare la situazione, su “Le Pan”, è il Master of Wine Charles Curt, fondatore della società di consulenza “Wine Alpha”, che è stato anche alla guida della divisione vino di Christie’s in Asia e America. A livello di regioni di provenienza, la Borgogna ha dominato la prima parte dell’anno, con il 45% delle aggiudicazioni complessive (e tutta la top 10 dei lotti più cari battuti), seguita da Bordeaux, con il 30%, dai vini americani con il 10% dei lotti, con l’Italia che ha rappresentato, invece, il 5% delle aggiudicazioni.
A livello di “piazze”, conferma una grande e ritrovata salute quella americana, che registra un +9,4%, grazie soprattutto al recupero di New York (che ha fatto +64,4% in un anno), mentre Londra ha segnato un crollo del 42%, e Hong Kong, dopo la crescita vertiginosa di qualche anno fa, continua nel suo trend a ribasso, segnando un -14,6% nei primi sei mesi del 2015. Situazione complessivamente negativa, dunque, ma nel dettaglio delle singole case d’aste c’è chi cresce nettamente e chi registra cali clamorosi.
Al top assoluto c’è Acker Merral & Condit che, con 8.140 lotti battuti, di cui il 94,3% aggiudicati, ha realizzato un volume d’affari di 37,8 milioni di dollari, in crescita del 30,8% sulla prima metà del 2014. Al secondo posto la divisione enoica di Sotheby’s, con 28,3 milioni di dollari (6.314 lotti battuti, il 91,7% venduti) nonostante un -26,7% delle vendite. Terzo gradino del podio per Zachys, con 25,5 milioni di dollari, + 38% (con 6.628 lotti, aggiudicati per il 94,5%). In top 5 anche Hart Davis Hart, con 20 milioni di dollari realizzati con 7.707 lotti (quasi tutti aggiudicati, il 99,5%), ma un calo di fatturato del -18,9%, e Christie’s con 18 milioni di dollari realizzati con 5.164 lotti, venduti nell’84,6% dei casi, e con un -32,6% nelle vendite, la riduzione più sensibile tra i big degli incanti enoici.
A livello di singole vendite, invece, fino ad oggi al top c’è l’asta della collezione di Don Stott da Sotheby’s New York in maggio, che ha fruttato 8,4 milioni di dollari, il 22% in più delle più alte stime pre-asta, dove grande protagonista è stata la Borgogna, che con 4,758 bottiglie pesava per oltre il 56% del totale, con un prezzo medio a bottiglia di 1.259 dollari. Borgogna protagonista assoluta, con il 75% dei lotti, anche dell’asta battuta ad Hong Kong, sempre da Sotheby’s, ma in aprile, che ha realizzato 7.3 milioni di dollari.
Un semestre di aste che, secondo l’analisi di Curt, ha confermato la crescente popolarità degli incanti che mettono in catalogo collezioni detenute da un singolo proprietario o le ex-cellar, che garantiscono una maggior livello di sicurezza riguardo non solo alla buona conservazione, ma soprattutto all’autenticità delle bottiglie, argomento sempre più delicato dopo le tante notizie degli ultimi anni su frodi e contraffazioni legate ai vini da collezione in tutto il mondo, e soprattutto in Asia.

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