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BATTESIMO IL 25 MAGGIO DEL FEUDO DEI PRINCIPI DI BUTERA, LA NUOVA TENUTA SICILIANA DI ZONIN. CRESCE L'ATTESA DOPO IL SUCCESSO DI VINITALY, CHE HA PREMIATO I VITIGNI AUTOCTONI DELLE TENUTE DI FAMIGLIA

Ancora un mese al battesimo del Feudo dei Principi di Butera, in calendario il 25 maggio, la nuova tenuta siciliana di Gianni Zonin, situata nel cuore dell’isola. Ma l’attesa sta crescendo. Soprattutto dopo Vinitaly, un’edizione da record animata da alcuni temi forti: l’ascesa qualitativa degli autoctoni, l’emergere dei nuovi terroir, la crescita del Sud ed in particolare della Sicilia. Di tutti questi trend protagoniste sono state le tenute della famiglia Zonin, al centro dell’attenzione di critica e buyers con i tre stand: quello della linea Gianni Zonin Vineyards, quello della casa vinicola Zonin e quello, al debutto, della nuova tenuta siciliana Feudo dei Principi di Butera.

Gianni Zonin ha così commentato la “spedizione” al Vinitaly: “avevamo affermato che questo era l’anno di svolta per le produzioni del nostro gruppo. Sono molto soddisfatto nel constatare che non solo la svolta c’è stata, ma che è stata percepita e condivisa. I maggiori critici internazionali hanno apprezzato la qualità dei nostri vini, ci siamo resi interpreti attraverso queste produzioni della definitiva consacrazione dei vitigni autoctoni, abbiamo messo in valore il progresso qualitativo del Sud e della Sicilia in particolare. E gli operatori di mercato hanno testimoniato con il loro interesse che gli obbiettivi che ci siamo prefissi e avevamo dichiarato sono stati in larga misura raggiunti. A confermarlo c’è anche l’attenzione che il pubblico ha riservato ai nostri vini”. A rendere lusinghiero il bilancio di Vinitaly della famiglia Zonin c’è soprattutto l'apprezzamento che i vini delle tenute hanno ricevuto nelle degustazioni guidate riservate ai più qualificati critici internazionali (tra i quali la direzione della rivista “Wine Spectator”), ai maggiori critici nazionali, oltre che ai buyers e operatori - tra i quali grandi chef e sommelier - di più alto livello presenti alla kermesse veronese. Un’attenzione sancita anche dai 10 riconoscimenti e premi nel Concorso Enologico Internazionale.

Ma la “sorpresa positiva” di Vinitaly è stata senza dubbio il debutto del Nero d’Avola Deliella prodotto nella tenuta siciliana Feudo Principi di Butera: il Nero d’Avola è il vitigno simbolo della rinascita siciliana in cantina. “I critici che hanno degustato il nostro vino - sottolinea Gianni Zonin - lo hanno trovato pieno, peculiare, testimone autentico della straordinaria terra di Sicilia, tributandogli la stessa accoglienza che è stata riservata al San Rocco e al Calat (Cabernet Sauvignon e Merlot) che produciamo a Butera e che al loro esordio hanno ricevuto i massimi riconoscimenti dalle più autorevoli guide nazionali”. Grandi consensi ha suscitato anche il Refosco dal Peduncolo Rosso prodotto nella tenuta friulana Ca’ Bolani. “A questo proposito - nota Gianni Zonin - abbiamo lanciato il concetto della Doc Aquileia come la Maremma friulana. In effetti quel terroir, al pari di quello toscano a cui rassomiglia per condizioni pedoclimatiche e morfologiche - ha potenzialità enormi che sono state ben espresse dai vini che abbiamo presentato. Anche il Conte Bolani è stato molto apprezzato”. E Franco Giacosa - winemaker di livello mondiale a cui si deve la svolta qualitativa delle produzioni delle tenute Zonin - al proposito nota: “in tutte le tenute abbiamo impostato una nuova filosofia produttiva che ci sta dando importanti risultati. Abbiamo cercato di sfruttare al meglio le opportunità che vitigni autoctoni e terroir ad alta vocazione ci hanno offerto”.

La conferma è venuta dagli applausi che ha ricevuto la barbera Masarej in purezza prodotta in Piemonte, nella tenuta Castello del Poggio. “È stata apprezzata la linea tradizionale - nota Giacosa - di questo vino, il suo pieno rispetto della piemontesità e l’esaltazione della personalità del vitigno. Anche il Buneis, che ha una piccola percentuale di Merlot, ha ricevuto grande attenzione». Consolidato il successo dell’esclusivo sangiovese Le Ellere prodotto nella splendida tenuta di Castello d’Albola nel cuore del Chianti, così come è stato apprezzato il Nebbiolo prodotto negli Usa a Barboursville, la tenuta statunitense di Gianni Zonin. “Possiamo dire - nota Giacosa (che insieme a Domenico Zonin ha condotto il rinnovamento in vigna e in cantina mentre Francesco Zonin ha impostato le nuove strategie di marketing) - che oggi le tenute Zonin sono percepite, grazie alla qualità dei vini, come le aziende che con più forza puntano alla valorizzazione dei grandi territori da vino nazionali e al patrimonio viticolo autoctono, anche se dai vitigni internazionali abbiamo ottenuto grandi riconoscimenti”.

A confermarlo sta la grande attenzione che durante tutto il Vinitaly è stata posta alla linea Gianni Zonin Vineyards che riunisce il meglio delle tenute della famiglia Zonin e che è il simbolo del rinnovamento qualitativo di quello che è oggi il maggior gruppo viticolo nazionale con oltre 1800 ettari vitati dislocati nei terroir d’eccellenza - dal Friuli al Piemonte, dall’Oltrepò alla Puglia, dal Chianti a San Gimignano, dalla Maremma alla Sicilia - e che lo pone al terzo posto in Europa. Una sintesi perfetta dei valori messi in campo dal Vinitaly.

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