Il consumo di caffè nelle prime ore del mattino potrebbe essere collegato a una riduzione dell’insorgenza di malattie cardiovascolari e di malattie croniche come il diabete di tipo 2, nonché del rischio di mortalità generale, rispetto a un suo consumo in altri momenti del giorno. A dirlo, è “Coffee drinking timing and mortality in US adults”, studio pubblicato sull’“European Heart Journal” e condotto da Lu Qi, ricercatore della Tulane University, di New Orleans, che ha coinvolto ben 40.725 adulti a cui sono stati chiesti tutti gli alimenti e le bevande consumati almeno un giorno e i relativi orari di consumo, oltre ad un sottogruppo di 1.463 persone a cui è stato chiesto di compilare un diario dettagliato su cibi e bevande per un’intera settimana.
I ricercatori hanno poi collegato queste informazioni con le registrazioni dei decessi e delle cause di morte per un periodo di nove-dieci anni. Dallo studio si registra che il 36% delle persone coinvolte era un bevitore di caffè mattutino (beveva principalmente caffè prima di mezzogiorno), il 16% beveva caffè durante tutto il giorno (mattina, pomeriggio e sera) e il 48% non beveva caffè. Rispetto alle persone che non ne bevevano, i bevitori di caffè del mattino avevano il 16% in meno di probabilità di morire per qualsiasi causa e il 31% in meno di probabilità di morire per malattie cardiovascolari. Tuttavia, non vi è stata alcuna riduzione del rischio per i bevitori di caffè in altri orari del giorno rispetto ai non bevitori di caffè, e da qui ne consegue che i bevitori di caffè mattutini hanno beneficiato della riduzione del rischio sia che fossero bevitori moderati (da due a tre tazze) sia che fossero bevitori forti (più di tre tazze), mentre i bevitori mattutini di ancora meno caffè (una tazza o meno) hanno beneficiato di una minore riduzione del rischio.
“I nostri risultati indicano che non è importante solo se si beve caffè o quanto se ne beve, ma anche il momento della giornata in cui lo si beve. In genere non diamo consigli sui tempi nelle nostre indicazioni dietetiche, ma forse dovremmo pensarci in futuro”, conclude Lu Qi.
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