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ANALISI

Bordeaux 2022: aspettando punteggi e prezzi, l’andamento sul mercato secondario negli ultimi anni

La quota degli scambi è crollata dal 2010 al 2022, ma le quotazioni reggono, e il trend degli ultimi mesi torna ad essere positivo
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Bordeaux 2022, ricordando il mercato

In attesa che i punteggi dei critici internazionali ed i prezzi decisi dai produttori definiscano i contorni dell’annata 2022 di Bordeaux, protagonista della “En primeur week”, di scena fino a domani nei 131 Châteaux dell’Union des Grands Crus de Bordeaux, oltre al prologo climatico, con cui abbiamo inquadrato l’ultima vendemmia nel bordolese (qui), può rivelarsi utile un “ripasso” sulla storia recente di Bordeaux sul mercato secondario dei fine wines, curata dal Liv-ex, l’indice londinese che ne ha accompagnato exploit e inciampi.

Nel 2010 Bordeaux dominava incontrastata il mondo dei vini da investimento e da collezione, con una quota del 95,7% del mercato, crollata al 35,1% nel 2022. Eppure, i volumi di affari mossi dai vini di Bordeaux nello stesso periodo non sono affatto scesi, anzi, hanno segnato una crescita del +47,5%. A cambiare, è stata semmai la struttura di un mercato diventato, in pochi anni, enorme, e capace di accogliere tra le sue fila centinaia di nuove etichette, da diversi territori di Francia e del mondo. Bordeaux, insomma, ha ancora una solida “fan base”, concentrata in Europa (dove passa il 46,8% del volume di affari annuo), Nord America (21,4%), Uk (20,8%) e Asia (11%).

In termini di prezzo, invece, il Bordeaux 500, ossia l’indice del Liv-ex 1000 dedicato ai vini di Bordeaux, racconta di una crescita del 18,5% negli ultimi 5 anni, la più bassa tra i diversi sottoindici, e del +3,1% nel 2022, distante dal +8,8% del Burgundy 150, ma comunque superiore a quella di Champagne 50 e Rhone 100, e vicinissima a quella dell’Italy 100, e l’inizio del 2023, seppure in territorio negativo (-0,3%), è il migliore di tutti. Anche il Bordeaux 500 ha i suoi sottoindici, tra cui spiccano il Right Bank 50, cresciuto del 6,8% nel 2022, ed il Left Bank 200 (+4,2%).

Tra le singole etichette, sul Right Bank 50 sugli scudi Le Pin (+13,4%) e Petrus (+9%), e sul Right Bank 100 si segnalano La Conseillante (+9,2%), La Fleur-Petrus (+8,2%), Angelus (+5,6%), Troplong Mondot (+5,4%), Clos Fourtet (+5%) e L’Evangile (+3,8%). Tra i top performer del Left Bank 200 Duhart-Milon (+13,7%), Calon-Segur (+11,5%) e Ducru-Beaucaillou (+10,7%). Tutte le annate più recenti di Bordeaux sono cresciute a valore, con la 2011 che ha messo a segno la performance migliore (+9,6%), seguita dalla 2016 (+8,2%) e dalla 2012 (+7,5%). A fare da contraltare, la 2018 (+1%) e la 2010 (+1,7%).

A giocare un ruolo fondamentale sul successo, o meno, di un’annata di Bordeaux, concorre la critica internazionale. Che, dagli anni Settanta al 2015, ha avuto un kingmaker preciso: Robert Parker, che con il suo “Wine Advocate” ha introdotto i voti in centesimi, diventati in breve tempo popolarissimi e assai seguiti in tutto il mondo. Dal suo ritiro definitivo, nel 2019, il panorama è radicalmente cambiato, e oggi il Liv-ex, ad esempio, prende in considerazione i punteggi di 16 critici diversi, ognuno con la sua audience, tra cui, secondo gli stessi membri del Liv-ex, ne spiccano cinque, attualmente i più influenti tra i consumatori: Neal Martin (Vinous), William Kelley (Wine Advocate), Antonio Galloni (Vinous), Lisa Perotti-Brown (The Wine Independent) e Jane Anson (Inside Bordeaux).

Ovviamente, il successo commerciale di un’annata non deriva solo dal giudizio della critica, ma anche dai prezzi decisi dagli Chateaux, e lo dimostra il successo, negli ultimi anni, di griffe capaci di abbinare altissima qualità ad accessibilità: su tutti, Chateaux Canon, Figeac, Carmes Haut Brion, Calon Segur e Beychevelle. Il risultato è che sul mercato secondario ci sono etichette, come la 2012 e 2014 di Figeac, o la 2014 di Carmes Haut Brion, che hanno visto i prezzi di rilascio crescere, rispettivamente, del +219%, +187% e +199%. Un altro aspetto interessante riguarda proprio le annate: a registrare la crescita maggiore - tra queste griffe - sono la 2012, la 2013 e la 2014, non propriamente grandissime annate, ma capaci di generare valori importanti, senza nulla togliere, ovviamente, ad annate più celebrate, come la 2018, la 2019 e la 2020.

Sono tanti, ovviamente molti più di così, i dati da tenere bene a mente, ben analizzati dal Liv-ex (qui) per chi si volesse cimentare nell’investimento sui vini di Bordeaux. Rigorosamente en primeur, anche se oggi molti collezionisti prendono parte alla campagna En Primeur per abitudine, per il piacere dell’esperienza o, più semplicemente, per richiedere i grandi formati, altrimenti impossibili da ottenere. In futuro, bisognerà fare i conti con lo scetticismo e la capacità di analizzare informazioni in tempi brevi delle giovani generazioni e, in senso positivo, con l’ascesa delle app di trading che ha aperto le porte a una base molto più ampia di investitori alla ricerca di asset alternativi. La parola chiave è “trasparenza”, e quindi coerenza tra qualità e prezzo, che a Bordeaux si traduce nella giusta marginalità per i diversi attori della filiera: chateaux, négociants e wine merchant.

Un obiettivo sostanzialmente raggiunto negli ultimi anni, ma la campagna di scena in questi giorni ha un altro valore ed un altro ruolo, ossia quello di raccontare il sentiment del momento storico, sociale ed economico. Il mercato finanziario vive un momento di stasi, se non di paura, e anche il mercato dei fine wine si trova in una posizione delicata. Mentre gli indici Liv-ex hanno subito solo piccoli cali nel primo trimestre, la loro performance ha mascherato alcuni potenziali motivi di preoccupazione. L’indice Rhone 100, che è spesso considerato una delle regioni più stabili nel mercato dei vini pregiati, ha registrato il secondo calo maggiore nel primo trimestre, con un -4,9%. Con questa insolita volatilità, non sorprende che il commercio sia stato piuttosto avverso al rischio dall’inizio dell’anno, e l’aumento degli scambi per i vini di Bordeaux potrebbero suggerire che gli investitori stiano tornando in regioni più familiari note per la loro stabilità e liquidità. La cautela rimane la parola d’ordine, ma bisogna vedere se la campagna en primeur del Bordeaux 2022 sarà capace di dare slancio a quei pochi segnali positivi di inizio 2023 oppure no: la qualità sembra certa, adesso diventa solo una questione di prezzo.

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