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VINO E TERRITORIO

Canelli, la culla del Moscato d’Asti, con le sue “Cattedrali Unesco” è ufficialmente una nuova Docg

Oggi rivendicata su 100 ettari per 1 milione di bottiglie, ha un grande potenziale. A tutelarla sarà il Consorzio dell’Asti Docg

Canelli, la culla del Moscato d’Asti, con le sue “Cattedrali Sotterranee” Patrimonio Unesco, è ufficialmente una nuova Docg, che porta l’Italia del vino a 527 tra Dop e Igp. Dopo l’annuncio della conclusione dell’iter a “Vinitaly” 2023 (come abbiamo raccontato qui, oggi è arrivata l’iscrizione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 166 del 30 giugno 2023). Il Canelli Dop, dunque deriva da uve da vigneti composti esclusivamente dal vitigno Moscato Bianco e dovranno provenire da 17 Comuni attorno alla sottozona Canelli (Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Coazzolo, Bubbio, Castagnole Lanze, Costigliole d’Asti, Loazzolo, Moasca, San Marzano Oliveto in Provincia di Asti, e dei Comuni di Castiglione Tinella, S. Stefano Belbo, Cossano Belbo, Neive, Neviglie e Mango in Provincia di Cuneo), punto di passaggio tra Langhe e Monferrato. La media rivendicata negli ultimi anni è di 100 ettari, per una produzione attorno al milione di bottiglie, ma l’area offre un potenziale molto più alto. In particolare, l’elaborazione di un vino aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione saranno i tratti distintivi del Canelli Dop nella tipologia Riserva, che sarà immessa sul mercato non prima di 30 mesi di invecchiamento e affinamento. La coltivazione della vite, e del Moscato in particolare, è la coltura predominante nell’area di Canelli fin dal 1300. Poi lo sviluppo, soprattutto nei primi anni del Novecento con Federico Martinotti che perfezionò il procedimento di preparazione del vino destinato alla fermentazione.
“Si chiude un percorso durato 24 anni e che ha visto i produttori compatti verso questo obiettivo - commenta Flavio Scagliola, vicepresidente del Consorzio dell’Asti Docg e sostenitore dell’iter attraverso l’Associazione dei Produttori di Moscato di Canelli - con questo riconoscimento esaltiamo ancora di più il valore qualitativo di questo vino che negli anni è sempre più apprezzato soprattutto nei mercati orientali dove trova ottimo abbinamento con la tradizione culinaria e permetterà quindi di fare da apripista al vino piemontese in generale. È un riconoscimento particolarmente significativo per Canelli, uno dei luoghi “bandiera” della viticoltura di qualità piemontese e in particolare del Moscato d’Asti Docg. Si tratta di un tassello fondamentale per la crescita socio-economica di un territorio sempre più vocato all’enoturismo. Ora l’iter prevede l’assegnazione dell’organismo di tutela, che vedrà quindi a breve il Consorzio dell’Asti tutelare, oltre l’Asti Spumante ed il Moscato d’Asti, anche il Canelli”.
“Il riconoscimento della Dop Canelli rappresenta un passo in avanti per il sistema vitivinicolo italiano nel legame tra i valori qualitativi di un prodotto e quelli del territorio - spiega Mauro Rosati, dg Fondazione Qualivita - esalta anche la capacità dei Consorzi di Tutela come strumenti di gestione delle filiere e la capacità amministrativa del Ministero che ha saputo gestire questo importante dossier nazionale. Oltre a dare più valore al vino questa nuova denominazione potrà generare un forte indotto sul territorio esaltando anche gli aspetti legati all’enoturismo ormai fonte di reddito indispensabile per le piccole e medie imprese”.
Il Piemonte, dunque, sottolinea ancora Qualivita, arriva ad avere 60 denominazioni vitivinicole (alle quali si aggiungono le 23 del comparto cibo). Con la registrazione della nuova Dop, l’Italia raggiunge invece quota 527 nel vino - di cui 409 Dop e 118 Igp - alle quali si aggiungono 322 nei prodotti agroalimentari, per un totale di 849 denominazioni, Dop, Igp e Stg, e considerando le 35 Ig delle bevande spiritose, si raggiunge un totale di 884 Indicazioni Geografiche, che ne fanno il primo Paese europeo.

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