Cantine d’autore? No, grazie. O meglio, si, ma a patto che il loro stile sia legato al territorio, al paesaggio e alla cultura del vino che li formano da sempre e nel profondo. Idea che, invece, non sembra essere la linea guida delle tante cantine firmate da grandi architetti un po’ in tutta Italia, dove lo stile dell’autore prevale nettamente (se non elimina) sul legame con il luogo in cui nasce l’opera. La pensa così, almeno, Giovanni Fraziano, preside della Facoltà di Architettura dell’Università Trieste, che vede nel fenomeno una trovata “pubblicitaria” che rischia di diventare obsoleta in pochi anni. “Meglio tornare alla normalità nei luoghi di produzione del vino, esiste una sproporzione retta da un’idea economica, come per i grattacieli: fino a 200 metri di altezza puoi avere vantaggi logistici ed economici, ma se si va oltre la situazione diventa diseconomica. E anche per le cantine questa dimensione “macro” mette in una situazione di questo tipo. Penso sia più interessante guardare ad una dimensione più piccola e diffusa che unisca recupero e gestione del territorio ad un guadagno riferito al vino e alla sua produzione”.
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