Un rosato da uve Corvina e Merlot prodotto nel Veronese. E fin qui nulla di strano. Sulla retro etichetta però il volume alcolometrico indicato è di 8 gradi. Esatto, è ciò a cui state pensando: un vino low alcol. E anche su queste pagine sono etichette che troveranno sempre più spazio, probabilmente. Perché meritano? Non sempre. Semplicemente perché indietro non si torna, e più che di un trend è opportuno parlare di un fenomeno strutturale. Veniamo quindi al vino, prodotto in questo caso dalla cooperativa Cantine di Verona: un rosato frizzante spensierato, leggero e che sa di frutta rossa fresca. Non pretenzioso, facile da mettere in tavola, meglio se è quella dell’aperitivo e, perché no, usarlo nella mixology - lo consiglia anche la cantina produttrice che suggerisce un paio di cocktail a base G.low. Inutile cercare una profondità che, in un vino fatto in autoclave e che manca di almeno quattro gradi alcol, sarebbe strano trovare. Questa è un vino più a suo agio con la piacevolezza. Inoltre è modernissimo nel nome - G.low, che sta per scintillante, ma anche per Green e Low - nel packaging, grazie a etichette realizzate con il riuso dei liner - le bobine su cui sono avvolte le etichette - e l’assenza di cloro nella parte autoadesiva fatta di sola cellulosa. Aggiungiamo un prezzo concorrenziale che piace ai giovani, il tappo stelvin e le bollicine. Un prodotto con uno sguardo al presente lucidissimo.
(Francesca Ciancio)
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025