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ATTUALITÀ

Caprioli e cinghiali continuano a provocare danni alle aziende. Spaccatura sulle recensioni

A rilanciare l’allarme, Fedagripesca Confcooperative Toscana, Regione con una densità di ungulati, per Confagricoltura, del +450% sulla media italiana
AGRICOLTURA, CINGHIALI, CONFAFRICOLTURA, FEDAGRIPESCA CONFCOOPERATIVE, RECINZIONI, UNGULATI, VIGNETI, Non Solo Vino
Gli ungulati continuano a provocare ingenti danni all’agricoltura italiana

Sono ingenti i danni della fauna selvatica sulle coltivazioni e gli allevamenti, ma questa non è certo una novità, come abbiamo riportato molte volte su WineNews. A rilanciare l’allarme è Fedagripesca Confcooperative Toscana, Regione dove, secondo l’Unione degli Agricoltori di Firenze di Confagricoltura, la densità di cinghiali, caprioli, daini e cervi è pari al 450% in più sulla media nazionale dell’Italia dove se ne contano 400.000.
“Le recinzioni non mi piacciono, ma la verità è che adesso non possiamo più farne a meno. C'è un’invasione di animali come caprioli e cinghiali che sta portando danni enormi - sottolinea Ritano Baragli, vicepresidente Fedagripesca Confcooperative Toscana - le aziende sono in difficoltà, c'è chi è costretto a tagliare, chi addirittura chiude. Se una recinzione limita i danni, allora usiamola. Anche perché la gente non denuncia più, c'è una sfiducia dettata dal fatto che i rimborsi in pratica non ci sono. Faccio un esempio: nel Chianti Classico il vino sfuso è quotato sui 300-350 euro a ettolitro, pensate cosa può succedere quando caprioli e cinghiali riescono a mangiare anche solo 10 quintali di uva. Diventa un danno economico immenso. Quindi bisogna cercare di usare tutti i metodi per limitare questi animali”.
Di diverso avviso l’Unione Agricoltori di Firenze che, accodandosi ad una serie di proteste e perplessità espresse dai cittadini riguardo all’utilizzo di reti e barriere per contenere i selvatici, afferma con il presidente Francesco Colpizzi, come “la selvaggina, secondo la legislazione venatoria vigente, appartiene allo Stato. E gli agricoltori non vogliono essere rimborsati per i danni sofferti da selvaggina, perché vogliono che i danni alle proprie colture di questa entità non ci siano. Le nostre imprese investono, creano occupazione, svolgono un ruolo di presidio ambientale insostituibile, concorrono a valorizzare il made in Italy nel mondo.
Gli agricoltori farebbero volentieri a meno di costellare le loro proprietà di barriere, ma, vista la mancanza di volontà del legislatore, si devono forse vedere rovinare la propria produzione?”. E chiedendo piuttosto “un provvedimento importante, con approccio sistematico, per risolvere questa emergenza. Una soluzione potrà essere trovata solo nel momento in cui mondo agricolo, mondo venatorio e istituzioni si siederanno ad un tavolo concordando misure definitive”.

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