Il museo di Casa degli Atellani, che, al suo interno custodisce anche la “Vigna di Leonardo” - dove è stato riprodotto anche il “Vino del Genio”, grazie da un lavoro di ricerca storica e scientifica condotta dalla Facoltà di Scienze Agrarie di Milano, in collaborazione con il professor Attilio Scienza, che ha scoperto e identificato il Dna originario della vite, rendendone possibile il reimpianto, ma da una idea del wine critic Luca Maroni - non sarà più accessibile ai turisti dall’1 ottobre.
La Casa degli Atellani, uno degli edifici più famosi di Milano, location di eventi di tante griffe della moda, da Dior a Dolce & Gabbana, alla fine del 2022 era passato dai discendenti dell’imprenditore e senatore Ettore Conti e di Piero Portaluppi al gruppo Lvmh di Bernard Arnault, tra gli uomini più ricchi del mondo (Forbes lo conferma) con i suoi 186,6 miliardi di euro di patrimonio.
Fin da allora (come WineNews aveva scritto) era chiaro che il futuro di quel piccolo gioiello eno-culturale che è la “Vigna di Leonardo”, ripiantata nel 2014 e inaugurata nel 2015 per l’Expo, fosse quantomeno incerto. A dare la conferma della chiusura al pubblico è stata la pagina Facebook “Milano Segreta”, che propone tour e visite guidate per la città: il Comune di Milano avrebbe comunicato che le prenotazioni e gli ingressi sono consentiti fino al 30 settembre.
Il futuro resta un’incognita, ma secondo alcune indiscrezioni, il gruppo Lvmh vorrebbe trasformare il palazzo in un hotel, privando così Milano ed i milanesi, ma anche milioni di turisti, di uno dei luoghi più rappresentativi della città.
Focus - La genesi della “Vigna di Leonardo”
Donata a Leonardo da Vinci nel 1498 da Ludovico il Moro, la “Vigna di Leonardo”, a Milano, riscoperta e in parte ricostruita nel suo luogo originario, l’attuale giardino di Casa degli Atellani, grazie ad un progetto di “archeo-viticoltura”, è stato uno dei luoghi che, nei giorni di Expo 2015, ma non solo, ha incuriosito di più i visitatori del mondo. Un progetto nato da lontano, nel 2004, da uno studio di Luca Maroni, e già nel 2007, con il supporto del Comune di Milano e della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Milano, la fondazione Piero Portaluppi dà il via agli scavi ed ai carotaggi, rinvenendo il camminamento originale del vigneto leonardesco. La terra raccolta viene analizzata l’anno successivo dal professor Scienza, ordinario di Viticoltura, e dalla dottoressa Imazio, genetista, entrambi dell’Università di Milano, che recuperano i vitigni originali, da cui ricavano il Dna originale della vite di Leonardo, la Malvasia di Candia Aromatica.
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