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POLITICA UE

Caso “Prosek”, tanti si oppongono alla richiesta di registrazione croata, ma i tempi saranno lunghi

Lo stato dell’arte dopo la discussione in plenaria a Strasburgo. Su una vicenda che non riguarda solo il Prosecco, ma il sistema europeo di Dop e Igp
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La vicenda Prosek non riguarda solo il Prosecco, spumante italiano n. 1 nel mondo

Lo scontro sul “Prosek”, la menzione tradizionale per il vino che la Croazia vorrebbe veder riconosciuta e contestata dall’Italia, patria del Prosecco, ormai lo spumante italiano più famoso del mondo, ed il più consumato in assoluto, è arrivato in plenaria al Parlamento Europeo. Ma i tempi per una decisione Ue sulla domanda croata si annunciano in realtà piuttosto lunghi. Il tema potrebbe diventare uno degli elementi chiave per il legislatore europeo nella riforma del sistema Dop e Igp, attesa in aprile, secondo il dibattito promosso dall’eurodeputata Mara Bizzotto. europarlamentare della Lega, che ha ottenuto che la Commissione Europea rispondesse in Plenaria ad un’interrogazione dal titolo “Rafforzamento del sistema di tutela delle denominazioni Dop e Igp nella Ue dopo il caso Prosecco/Prosek”.
La vicenda, cioè, della domanda croata di riconoscimento della menzione tradizionale Prosek, pubblicata nel settembre 2021 e contestata dall’Italia e dai produttori Dop e Igp di tutta Europa. Le risposte erano affidate ad Helena Dalli, Commissaria Europea all’Uguaglianza chiamata a sostituire il Commissario competente, quello all’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski. Assenza “scandalosa”, l’ha definita Bizzotto aggiungendo: “il Prosek è una vera e propria truffa ai danni del nostro Prosecco, del made in Italy e dei consumatori di tutto il mondo, che rischia di distruggere il sistema europeo dei marchi Dop e Igp”.
Gli eurodeputati croati di tutti gli schieramenti, ovviamente, hanno difeso il loro prodotto nazionale. Ma, come già riportato ieri da WineNews, la Commissione Europea ha ricevuto 12 opposizioni alla domanda di riconoscimento della menzione tradizionale Prosek, ha risposto Dalli, spiegando che le opposizioni ammissibili “saranno inviate alla Croazia”. Questo vuol dire, riporta l’Ansa, che Bruxelles, dopo oltre quattro mesi, non le ha ancora inviate a Zagabria. Che poi dovrà poi rispondere. La Commissione riceverà, prenderà altro tempo e invierà all’Italia, che a sua volta dovrà controreplicare.
Al termine del dibattito, la Bizzotto parla di “imbarazzanti silenzi e mancate risposte da parte della Commissione”. Di certo i tempi si preannunciano lunghi. Anche perchè la questione Prosecco/Prosek ha fatto emergere un punto debole nelle norme che potrebbe mettere in rotta di collisione Commissione e Corte di Giustizia Ue.
“Secondo le regole può esserci una coesistenza tra menzioni tradizionali di vino e denominazioni di origine protetta”, ha spiegato Herbert Dorfmann (Svp, Ppe) nel suo intervento. Questo, in teoria, spiana la strada al Prosek. Ma sono anni che la giurisprudenza della Corte di giustizia va in senso opposto, riconoscendo alla tutela del nome, e alla sua evocazione fraudolenta, portata molto ampia. “La Commissione deve risolvere questa contraddizione con un pò di politica e buon senso - ha detto Dorfmann all’agenzia Ansa - e bloccare il Prosek, altrimenti l’Italia e il mondo consortile del Prosecco andranno in Corte e potrebbero vincere”. Infatti, Dalli, nel suo intervento ha specificato che “la Commissione terrà in considerazione” il caso Prosek nella proposta di riforma del sistema Dop e Igp attesa in aprile, migliorando “la definizione della portata del concetto di evocazione”. “Occorre fermare il tentativo di lucrare sul successo del prosecco che ha registrato un balzo del 31% nelle esportazioni per un valore record di 1,3 miliardi nel 2021”, ha dichiarato Coldiretti.
“Non possiamo permettere che la Commissione europea permetta di utilizzare la denominazione protetta “Prosecco” per promuovere un altro vino”, avevano già ribadito ieri Paolo De Castro (eurodeputato Pd), e lo stesso Dorfmann. “Ormai sono mesi che chiediamo alla Commissione di bloccare il riconoscimento della menzione tradizionale croata “Prosěk” - sottolineano De Castro e Dorfmann - si tratta di un chiaro intento di utilizzare una denominazione che mette sul mercato 600 milioni di bottiglie l’anno per vendere un prodotto totalmente diverso. Da parte nostra non abbiamo nulla in contrario che la Croazia registri un proprio prodotto, ma non deve essere una mera traduzione di un prodotto già sul mercato. “Siamo confortati che l’Italia si sia subito opposta a questo tentativo e ribadiamo quanto già espresso dalla Commissione europea: si rigetti subito questa richiesta che rischia tra le altre cose di minare la credibilità delle denominazioni europee sui mercati europei e mondiali. Come potremo altrimenti difenderci dall’Italian sounding ovvero le imitazioni dei prodotti italiani nel mondo se non riusciamo a farlo sul mercato europeo?”.

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